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Alibaba raduna i leader dell’AI in Cina: rincorsa agli USA

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L’intelligenza artificiale è senza dubbio diventata il megatrend dell’anno, con sempre più società che cercano di non perdere il treno dell’AI generativa. La discussione è particolarmente animata in Cina, dove lo sviluppo di questa tecnologia rimane ancora sensibilmente indietro rispetto agli Stati Uniti. Il principale ostacolo allo sviluppo dell’intelligenza artificiale da parte del comparto Big Tech cinese risiede nel fatto di non poter mettere mano sui chip più avanzati prodotti da invidia, quelli che OpenAI e Google stanno comprando a un ritmo frenetico per alimentare ChatGPT e Bard. Le sanzioni commerciali introdotte dagli Stati Uniti impediscono alle aziende cinesi di comprare questi chip, anche se teoricamente possono comunque ordinare i modelli precedenti -molto meno capaci-.

Anche se di recente ci sono stati degli sviluppi importanti, con Huawei che ha presentato il suo primo prototipo di chip in grado di competere con la tecnologia di Nvidia, la Cina rimane decisamente indietro rispetto al livello che l’AI generativa ha già raggiunto negli Stati Uniti. Baidu, l’equivalente di Google in Cina, ha da tempo annunciato di “essere vicino” a introdurre una soluzione simile a ChatGPT. A conti fatti, però, sono passati quattro mesi da quell’annuncio e il nuovo prodotto Ernie è stato diffuso al pubblico solo giovedì scorso -con diverse falle-. Per questo motivo, Alibaba ha deciso di convocare presso la sua sede di Hangzhou i principali leader tecnologici nel mondo dell’intelligenza artificiale in Cina. La riunione si è tenuta rigorosamente a porte chiuse, ma diversi dettagli sono trapelati grazie a fonti interne.

La questione è diventata ancora più di rilievo per Alibaba negli ultimi mesi, considerando che la società si appresta a quotare in Borsa la sua divisione Alibaba Cloud. L’IPO arriverà nelle prossime settimane sulla Borsa di Hong Kong, e annunciare delle novità importanti sul fronte AI potrebbe aumentare in modo significativo la valutazione dell’azienda.

Alibaba prova a colmare il gap guidando un think tank cinese che punta a sfidare l’egemonia statunitense nel mondo dell’AI generativa

Cinque ore di riunione per provare a chiudere il gap

Il 23 agosto, alcune delle menti più brillanti del panorama tecnologico cinese si sono riunite in un summit esclusivo, promosso da Alibaba Cloud e Founder Park. Secondo quanto riportato da GeekPark, uno dei principali portali dedicati alla tecnologia, tra i partecipanti spiccava la presenza del CEO di Alibaba, Daniel Zhang. La notizia è però giunta alla stampa internazionale solo oggi, soprattutto per via della segretezza che avrebbe dovuto essere associata a questo incontro.

Diversi osservatori presenti hanno notato come Zhang fosse particolarmente coinvolto, prendendo nota costantemente durante le discussioni. Il summit, durato oltre cinque ore, ha offerto un palcoscenico a fondatori di aziende leader come Mobvoi, Sinovation Ventures e LangBoat. Il focus dell’incontro? Le ultime tendenze e sviluppi nel settore dell’Intelligenza Artificiale nazionale e l’importanza dei grandi modelli computazionali. Kai-Fu Lee, fondatore di una promettente startup di AI lanciata solo quattro mesi fa, ha sottolineato come l’efficace sfruttamento delle GPU, anche quelle limitate in numero, sia fondamentale nella corsa tra le aziende specializzate in modelli di grandi dimensioni.

Ma un altro punto cardine dell’incontro riguardava l’importanza dell’open-source nel panorama AI. I partecipanti hanno ribadito che non c’è nulla di cui vergognarsi nell’utilizzare modelli open-source. Al contrario, l’ottimizzazione continua di questi strumenti potrebbe rappresentare la chiave del successo per molte aziende, migliorando ulteriormente i servizi di quelle che già integrano grandi modelli nelle loro operazioni quotidiane. Senza dubbio, l’evento di Hangzhou ha sottolineato l’importanza e il dinamismo del settore AI in Cina, e la sua crescente influenza sul panorama tecnologico globale.

Intel e AMD stanno a loro volta lavorando sui prodotti che rivaleggeranno quelli di Nvidia, ma anche in questo caso la Cina non potrà acquistarli per via delle sanzioni commerciali

Obiettivo: leader mondiale entro il 2030

La Cina ha espressamente dichiarato di voler diventare leader mondiale nel mercato dell’intelligenza artificiale entro il 2030, una sfida importante ma che Pechino ritiene di poter vincere. L’ostacolo più grande rimane quello di mettere mano sui chip in grado di alimentare modelli generativi efficaci, ma è solo questione di tempo prima che Huawei o altri colossi cinesi riescano a mettere sul mercato una soluzione di questo genere. Vista l’opportunità economica dietro a questa possibilità, le aziende del settore stanno investendo a ritmo spedito e cominciano ad annunciare importanti passi in avanti. La competizione tra Cina e Stati Uniti rimane incandescente e l’intelligenza artificiale rimane uno dei terreni di battaglia più strategici per affermarsi come leader tecnologico a livello mondiale. Considerando anche che in Europa non stanno nascendo delle vere alternative, la competizione è essenzialmente legata a Cina e Stati Uniti.

Nel frattempo, Ernie è già diventata l’app più scaricata sulla versione cinese dell’Apple Store dopo il lancio del prodotto. In appena 24 ore ha attirato un milione di utenti e ha risposto a 33.4 milioni di domande, ma chi lo ha provato nota le differenze con ChatGPT: il modello è più approssimativo nelle sue risposte, ha una conoscenza più superficiale dei fatti e non è preciso come i rivali americani. Interessante però che sia stato introdotto direttamente all’interno del motore di ricerca di Baidu, permettendo agli utenti di passare rapidamente dalle classiche ricerche online al dialogo con l’AI generativa. Si tratta del primo modello di generazione del linguaggio basato sull’AI a diventare pubblicamente disponibile in Cina, ma il suo esordio dimostra come la strada sia ancora lunga per provare a sfidare la superiorità dei modelli presentati negli Stati Uniti.

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