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Anche la Bank of Mexico mette fine ai rialzi dei tassi
La banca centrale messicana ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse, unendosi alle banche centrali del mondo che ritengono di non aver bisogno di altri rialzi per tenere l’inflazione sotto controllo. Un caso che sarà sicuramente oggetto di studio anche da parte della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve, che invece sembrano ancora destinate a fare per lo meno un altro scatto rialzista dei tassi prima di passare a una fase di mantenimento. Una scelta rischiosa per quanto riguarda l’inflazione, ma che potrebbe anche aiutare la banca centrale a salvaguardare l’economia dall’eventualità di una recessione.
Presto anche in Europa si arriverà al momento di dover prendere questa scelta, e lo stesso vale negli Stati Uniti. Osservare l’evoluzione della pressione sui prezzi nelle economie che hanno già scelto di fermare i rialzi fornisce molte indicazioni utili su quello che potrebbe capitare nell’Eurozona e negli USA. Proprio nella giornata di ieri, la stessa decisione è stata intrapresa anche dalle Filippine e dall’Egitto. L’economia messicana, però, per via delle sue dimensioni più grandi e per i rapporti commerciali con gli Stati Uniti rimane più vicina a quella statunitense. Per questo sembra interessante scoprire quali saranno i risultati concreti in fatto di macroeconomia.
Il commento della banca centrale
La decisione del Banco de Mexico è stata accompagnata da un comunicato stampa in cui sono stati fornite le motivazioni e i chiarimenti sul tema. Stando al direttivo della massima istituzione finanziaria messicana, ci sarebbero stati già significativi passi in avanti sul tema dell’inflazione fino a questo momento. Abbastanza da lasciar pensare alla banca centrale che ormai sia arrivata l’ora di lasciare i tassi invariati, dopo 15 rialzi consecutivi che hanno segnato la più rapida corsa rialzista dei tassi di interesse nella storia recente della nazione. Bisogna notare che il tasso di inflazione in Messico è attualmente del 6,35% su base annua, per cui i tassi sono già ampiamente al di sopra della pressione sui prezzi.
Questo dato segna una differenza notevole con quanto sta avvenendo in Europa e negli USA, dove invece i tassi centrali sono ancora ben al di sotto del tasso annuo di inflazione. Per questo motivo il caso messicano, per quanto interessante, rimane ricco di particolari da valutare con attenzione prima di poter fare paragoni con eventuali decisioni di Jerome Powell o di Christine Lagarde. Nel suo comunicato stampa, la banca centrale messicana ha anche fornito un’altra indicazione importante: viene detto chiaramente che i tassi dovranno rimanere fissi per un periodo prolungato, in modo da scoraggiare un aumento dell’inflazione.
Cala significativamente l’inflazione in Messico
Scendendo al 6,25% annuo nell’ultima rilevazione, il tasso di inflazione messicano sembra effettivamente continuare a segnare cali importanti di mese in mese. Il Banco de Mexico ha dimostrato di aver preso la sfida della pressione sui prezzi molto seriamente; dopo un picco del 8,70% toccato nell’autunno dell’anno scorso, si è notato un repentino calo della crescita dell’indice dei prezzi al consumo. Il Messico è però favorito dal fatto di non aver attraversato la stessa crisi energetica che si è verificata in Europa, trattandosi di un paese ricco di gas naturale.
Guardando anche le differenti componenti del paniere dell’inflazione, si può notare che i prezzi in Messico hanno rallentato il loro aumento in modo trasversale. Questa è una differenza importante rispetto a quanto avvenuto in altre aree del mondo, dove sono state principalmente una o due categorie -come gli immobili o i beni energetici- a segnare drasticamente le oscillazioni di questo dato. Mettendo tutti i dati insieme, sembra che la nazione centroamericana potrebbe essere una delle prime al mondo a tornare su un tasso di inflazione del 2-3% annuo.