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Apple cede alle pressioni UE: si potranno scaricare app anche fuori dall’App Store

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Apple si trova costretta a cedere alle pressioni dell’Unione Europea, dopo che la settimana scorsa è entrato ufficialmente in vigore il Digital Market Act (DMA) per garantire la libera concorrenza nel mondo delle applicazioni per dispositivi mobili. L’UE ha passato questa disposizione per evitare che Apple potesse abusare del monopolio dell’App Store, attualmente l’unico marketplace da cui gli utenti di iPhone e iPad possono scaricare app per i loro dispositivi. Apple trattiene il 30% di tutto il volume di transazione delle app scaricate dal suo store ufficiale, una situazione che ha portato gli sviluppatori a portare le proprie rimostranze di fronte al regolatore europeo.

In un primo momento si chiedeva a Apple di permettere agli utenti di scegliere da quale marketplace scaricare le applicazioni, esattamente come avviene su Android dove è possibile utilizzare store esterni oltre a quello di Google Play. Alla fine si è trovato un accordo diverso, secondo il quale sarà possibile scaricare le app direttamente dal sito ufficiale degli sviluppatori. Su tutte le app scaricate in questo modo, Apple non potrà forzare alcun tipo di ritenuta. Inoltre notoriamente alcuni sviluppatori hanno accordi privati con Apple per provvigioni minori o addirittura nulle, per cui la nuova regolamentazione europea può aiutare a creare un mercato più trasparente e livellato.

Si stima che ogni anno, Apple generi €85 miliardi di ricavi dall’App Store

Il cambiamento solo nei confini UE

Apple continuerà a non permettere il download di applicazioni da siti di terze parti al di fuori del mercato europeo. Inoltre gli sviluppatori saranno tenuti a pagare comunque una “core technology fee” per offrire le app compatibili con iOS sul proprio sito ufficiale, che dovrebbe essere di 0,50€ all’anno per ogni utente della loro app. Questo costo verrà richiesto anche a chi decide di non pubblicare la propria app sull’App Store, ma è comunque appena una frazione rispetto a quanto i publisher di contenuti digitali stanno pagando a Apple in questo momento. Inevitabilmente questa novità si rifletterà sui bilanci dell’azienda di Cupertino, con l’Apple Store che in questo momento rappresenta il 35% dei proventi da servizi digitali e offre i migliori margini in assoluto all’interno dei prodotti e servizi dell’azienda.

Sarà anche possibile costruire nuovi marketplace e scaricarli sui dispositivi iOS compatibili, cioè quelli con una versione 17.4 o successiva del sistema operativo. Il cambio avverrà solo in Europa, ma può essere l’inizio di una democratizzazione più ampia del mondo delle applicazioni. Apple ha sempre enfatizzato l’importanza del suo “giardino recintato“, ovvero il suo sistema di software e hardware che si integrano tra loro e che portano i servizi dell’azienda a essere sempre centrali nell’esperienza dell’utente finale.

Ogni anno, oltre 200 miliardi di download originano dall’App Store

Cambiamento in un momento delicato

Questo non è sicuramente il momento migliore nella storia recente di Apple, e non lo era anche prima che l’Unione Europea decidesse di mettere un freno al monopolio dell’azienda nei marketplace per iOS. La domanda di iPhone sta continuando a rallentare, specialmente in Cina, e al tempo stesso sembra che l’azienda non abbia ancora una risposta al dominio di Microsoft e Google nel mondo dell’AI. Questo mese, Microsoft ha anche scalzato Apple dal trono delle Borse mondiali diventando la società con la valutazione più alta al mondo.

Una mossa contro l’App Store è una mossa che pesa relativamente sui ricavi del gruppo, ma va certamente a danneggiare la sua posizione in termini di utile netto: Apple non spende quasi nulla per ricevere il 30% delle transazioni che avvengono all’interno delle app, per cui il suo store è uno dei servizi chiave che contribuiscono alla bottom-line dell’azienda. Inoltre l’azienda confidava molto sul reddito prodotto dallo store per monetizzare il suo nuovo Apple Vision Pro, venduto come un prodotto per la produttività e il gaming che avrebbe dovuto portare a un’ondata di nuovi download.

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