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Asse Russia-Arabia fa volare il petrolio ai massimi del 2023

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Il prezzo del petrolio WTI sfiora i 90$ al barile, già abbondantemente superati dalla quotazione del Brent di Londra. La rincorsa del barile sembra non arrestarsi, soprattutto grazie ai tagli alla produzione effettuati dai principali paesi esportatori. Se da una parte l’attività industriale rimane bassa in Europa e in Cina, con la domanda che è stata al di sotto delle attese per tutto il 2023, dall’altra parte i paesi esportatori si sono dimostrati estremamente determinati a sostenere il livello dei prezzi attraverso una politica di bassi livelli di estrazione. Secondo il report della IEA sulla situazione del mercato del petrolio, pubblicato nella giornata di mercoledì, il quarto trimestre dell’anno sarà segnato da una seria mancanza di offerta. Si guarda soprattutto a settembre, quando i livelli di produzione verranno effettivamente abbassati in accordo con le ultime decisioni del cartello OPEC+.

Nel frattempo le società statunitensi continuano ad aumentare la produzione, attirate dai prezzi elevati, aiutando a dare stabilità ai prezzi

L’asse Arabia-Russia difficile da contrastare

La IEA fa notare che principalmente la situazione attuale è dovuta alla volontà dei due leader de facto del cartello OPEC+, che riunisce i principali paesi esportatori di petrolio. L’Arabia Saudita e la Russia avevano già deciso di abbassare i livelli di produzione durante l’estate, cosa che aveva causato solo un lieve aumento del livello dei prezzi per via della scarsa attività industriale dei mesi estivi. La notizia che ha causato il vero e proprio rally del prezzo del greggio è stata quella dell’estensione dei tagli alla produzione durante l’autunno. Per l’Arabia Saudita si tratta di una contrazione dei livelli di esportazione di 1 milione di barili al giorno, e di 300.000 barili al giorno per la Russia.

Gli effetti di queste politiche sono già stati chiaramente visibili ad agosto, con le scorte globali di petrolio che sono diminuite di 76.3 milioni di barili. Si tratta di una contrazione di 2.46 milioni di barili al giorno, esattamente in linea con le previsioni del cartello OPEC+ nel momento in cui erano stati annunciati gli ennesimi tagli alla produzione. Secondo le stime della IEA, durante il quarto trimestre dell’anno il ritmo di consumo di petrolio dovrebbe essere soltanto leggermente superiore a quello della produzione: si prevede un calo delle scorte globali di 230.000 barili al giorno.

Come mostra il grafico, i livelli di scorte di petrolio sono scesi sensibilmente nel corso dell’estate (Fonte: U.S. Energy Information Administration)

Situazione in miglioramento a inizio 2024

Sia la IEA che la U.S. Energy Information Administration prevedono un miglioramento dei fondamentali del mercato all’inizio del 2024, con il cartello OPEC+ che dovrebbe finalmente abbandonare le proprie politiche di tagli alla produzione e lasciare che tornino ad aumentare i livelli di scorte di petrolio intorno al mondo. Questo è comunque una previsione che non può tenere conto delle mutevoli variabili dei prossimi mesi; la decisione di estendere i tagli alla produzione ha già sorpreso i mercati una volta, ma potrebbe sorprenderli una seconda. Proprio ieri, la IEA aveva già dichiarato di aspettarsi a breve un picco nel prezzo del petrolio nel corso di quest’anno.

Teoricamente i bassi livelli attuali di produzione dovrebbero andare avanti solo fino a fine anno. David Kelly, capo della strategia globale di J.P. Morgan Asset Management, commenta che ai livelli di prezzo attuali rimane poco spazio per un ulteriore spinta a rialzo dei prezzi del petrolio. Specialmente, sottolinea, con la produzione negli Stati Uniti che viaggia su livelli record per dare stabilità al mercato è improbabile che i prezzi abbiano ancora molto margine di crescita rispetto ai loro livelli attuali. Pare dunque che il rally delle ultime settimane potrebbe finalmente stare arrivando alla sua naturale conclusione.

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