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Australia, il clima secco colpisce la produzione di grano
La produzione di colture invernali in Australia è prevista diminuire significativamente rispetto ai massimi storici. Il dipartimento agricolo del paese prevede una riduzione del 30% nella produzione di grano a causa della siccità prevista correlata al fenomeno meteorologico El Niño.
L’Australia è il secondo più grande esportatore di grano al mondo, con la Cina, l’Indonesia e il Giappone tra i principali acquirenti asiatici.
Il fenomeno climatico El Niño
El Niño è un fenomeno climatico che si verifica nell’Oceano Pacifico equatoriale. È caratterizzato dall’aumento delle temperature superficiali dell’acqua nell’oceano e ha un impatto significativo sul clima in molte parti del mondo.
Il nome “El Niño” deriva dalla tradizione dei pescatori peruviani che notavano un cambiamento delle condizioni oceaniche intorno al periodo di Natale, chiamando questo fenomeno “El Niño”, che significa “il bambino” in spagnolo, in riferimento a Gesù bambino.
Durante un evento di El Niño, le acque dell’Oceano Pacifico equatoriale si riscaldano più del normale. Questo cambiamento nella temperatura dell’acqua provoca una serie di effetti a catena che influenzano il clima globale. In particolare, l’evento di El Niño può portare a un indebolimento o addirittura a un’inversione dei venti alisei, che sono venti costanti che soffiano dall’est verso ovest lungo l’equatore. Questo indebolimento dei venti può causare un accumulo di acqua calda nell’Oceano Pacifico orientale.
Secondo Abares, le condizioni di El Niño, previste per luglio, causeranno un significativo calo della produzione di colture invernali in Australia. Il paese ha già registrato un periodo di tempo secco, con maggio che ha segnato il secondo mese più arido mai registrato a livello nazionale e il più secco mai registrato in Australia occidentale fin dall’inizio delle registrazioni.
Questa situazione è in netto contrasto con i tre anni precedenti, che sono stati caratterizzati da abbondanti piogge, una situazione atipica dal punto di vista storico.
Sebbene siano state riportate alcune piogge recenti che hanno offerto un certo sollievo alle colture, gli esperti segnalano che si stanno formando sistemi atmosferici che favoriscono la siccità sia sulla costa occidentale che su quella orientale dell’Australia. Pertanto, i rischi di una riduzione significativa delle rese delle colture rimangono elevati.
A causa di queste avverse condizioni meteorologiche, i futures globali di riferimento per il grano hanno registrato un aumento del 10% dopo aver raggiunto i minimi degli ultimi due anni la scorsa settimana. All’aumento dei futures globali contribuisce anche la dichiarazione di meta maggio da parte della USDA (U.S. Department of Agricolture), che ha affermato che gli Stati Uniti vedranno le riserve di grano scendere al minimo degli ultimi 16 anni.
Le conseguenze per l’Australia e gli altri paesi
Il problema si estende anche ad altre regioni del mondo, come le Americhe e il Nord Africa. Anche la Cina, il maggior consumatore di grano, ha subito perdite nella produzione a causa di piogge torrenziali, aumentando così la necessità di importazioni.
Le prospettive per la produzione agricola dell’Australia sono preoccupanti. Si prevede che la produzione di grano diminuirà del 34% rispetto al record precedente, raggiungendo 26,2 milioni di tonnellate, appena al di sotto della media degli ultimi dieci anni. Inoltre, si prevede una diminuzione del 30% nella produzione di orzo, con un totale di 9,9 milioni di tonnellate, circa l’11% al di sotto della media decennale.
Per quanto riguarda la produzione di colza, si prevede una riduzione del 41% a 4,9 milioni di tonnellate, ma rimane comunque al di sopra della media degli ultimi dieci anni.
Abares ha emesso una previsione negativa per il valore delle esportazioni agricole dell’Australia, che si prevede diminuiranno del 17% rispetto al record precedente, raggiungendo 65 miliardi di dollari australiani nel periodo 2023-2024. Nonostante questa diminuzione, si prevede che le entrate dalle esportazioni rimarranno comunque tra le più alte mai registrate.