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Australia, tassi in rialzo di 25 punti base contro le attese
La banca centrale australiana ha deciso di alzare i tassi di interesse dello 0,25%, una decisione che non era stata prevista dagli analisti di Wall Street. Con questa nuova decisione, i tassi salgono al 4,10% annuo e arrivano a un livello mai toccato negli ultimi 10 anni. Il governatore della banca centrale fa sapere che la motivazione è dovuta a una questione di inflazione, che per quanto in calo continua a inviare segnali di un possibile aumento della pressione sui prezzi. Gli effetti sono stati immediati sia sul mercato Forex che sui listini azionari, ma visto il singolo scatto dei tassi la volatilità è rimasta relativamente contenuta.
Come molte altre banche centrali, anche la Reserve Bank of Australia ha dovuto fare i conti con un’inflazione più alta rispetto al target negli ultimi due anni. Alla pari della Fed e della BCE, anche in questo caso l’obiettivo sarebbe quello di mantenere l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo nella forbice del 2-3% annuo. A differenza delle controparti europee e statunitensi, però, la banca centrale australiana sembra essere riuscita ad abbassare la pressione sui prezzi più velocemente e a far rientrare l’inflazione nel corso di pochi mesi.
Il commento del governatore
Philip Lowe, che serve come governatore dal 2016, ha ribadito in conferenza stampa la propria convinzione per la decisione presa dal direttivo. Lowe conferma che la pressione sul tasso di inflazione ha ormai superato il suo picco, ma che nonostante ciò permangono dei segni di spinta sull’inflazione. In tutto il mondo, ad esempio, il prezzo delle materie prime agricole rimane alto e in Australia nello specifico ci sono ancora dei settori dell’economia in cui i prezzi sono in crescita oltre il livello desiderato dalla banca centrale. Chiaramente questa decisione va però a incidere sulla crescita economica, che risente sempre degli aumenti dei tassi.
Il direttivo che prende le decisioni sulla politica monetaria ha ribadito di aver agito secondo i dati, e che proprio i dati avrebbero mostrato un aumento del rischio di inflazione nelle ultime settimane. Lowe suggerisce che questo aumento dei tassi di interesse sarà interpretato come un chiaro segnale dell’impegno della banca centrale nel controllare l’inflazione, di modo che consumatori e imprese possano ritrovare fiducia nella stabilità dei prezzi. Il Tesoriere Jim Chalmers fa però notare che per alcune famiglie sarà difficile fare i conti con il danno che questa politica monetaria potrebbe portare all’economia.
Continua la battaglia con l’inflazione
Il tasso di inflazione in Australia è in calo, così come in Europa e negli Stati Uniti, ma il ritmo di questo calo sta rallentando. L’inflazione si è attestata al 7% annuo a marzo e al 6,8% annuo ad aprile. Un calo più contenuto rispetto a quello che la banca centrale avrebbe voluto, dal momento che il suo obiettivo sarebbe quello di scendere al 6,3% entro giugno. L’obiettivo sarebbe quello di scendere al 3% entro giugno 2025, dunque accettando anche un calo lento e graduale dei prezzi al consumo.
Questa battaglia, però, porta con sé le sue vittime. Secondo le bozze pubblicate dalla Reserve Bank of Australia, la decisione di continuare ad aumentare i tassi potrebbe portare il tasso di disoccupazione dal 3,7% al 4,5% entro la metà del prossimo anno. Si tratterebbe dunque di 100.000 lavoratori disoccupati in più, un danno considerevole ma che la banca centrale è disposta ad accettare. Sarà interessante, nei prossimi mesi, osservare se anche la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea si troveranno a dover decidere se e quanto sacrificare i livelli di occupazione per far fronte all’inflazione.