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Banche centrali, più oro e meno Forex per le riserve

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Sono stati da poco pubblicati i risultati di un sondaggio annuale che vede il coinvolgimento di 83 banche centrali di tutto il mondo, per un totale di 7 triliardi di dollari in riserve Forex. Un trend particolarmente interessante riguarda il ruolo dell’oro nella costituzione delle riserve: oltre i due terzi dei banchieri centrali intervistati ritengono che i loro colleghi internazionali aumenteranno la quantità di oro nelle proprie riserve. Questo significa di conseguenza aspettarsi un calo dell’attività delle stesse banche centrali per quanto riguarda gli scambi sul mercato Forex, dal momento che i metalli preziosi e le valute estere sono due metodi alternativi fra loro per gestire le riserve delle banche centrali.

Come spesso accade, in momenti di incertezza geopolitica i beni rifugio diventano più appetibili rispetto alle valute fiat. Per quanto riguarda le banche centrali intervistate, sembra che la principale fonte di preoccupazioni continui a essere il conflitto in Ucraina. Solo in questi primi mesi dell’anno, la quantità di oro acquistata dalle banche centrali è aumentata del 152% secondo i dati del World Gold Council. In totale, per la costituzione delle riserve nel 2023 sono state acquistate 1.136 tonnellate di oro.

Le riserve di oro sono un’alternativa alle riserve di valuta estera per le banche centrali

Aumentano i timori per i fatti geopolitici

A distanza di oltre un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, sembra che le banche centrali intervistate abbiano più timore per l’evoluzione del conflitto rispetto allo stesso sondaggio del 2022. Se l’anno scorso era stato il 23% degli intervistati a elencarlo come una delle variabili di rischio più importanti, quest’anno è stato oltre il 40% degli intervistati a farlo. Le tensioni geopolitiche si confermano dunque al secondo posto tra le motivazioni che spingono maggiormente le banche ad acquistare oro fisico per la costituzione delle proprie riserve.

Al primo posto rimane saldamente il tema dell’inflazione, ormai il tema più importante sui mercati finanziari dalla fine del 2021. Chiaramente le banche centrali non vogliono acquistare valuta che potrebbe deprezzarsi molto rapidamente, per cui preferiscono aumentare la quantità di oro in portafoglio anche a costo di rinunciare al rendimento proposto dai bond. Considerando i tassi di interesse piuttosto alti, è interessante notare che i banchieri centrali preferiscano mettere questa opportunità in secondo piano e continuare a concentrarsi sui mercati bullion per evitare di esporsi a rischi eccessivi.

L’oro non è facilmente sanzionabile, rendendolo favorevole per le banche centrali associate a governi disallineati con le politiche occidentali

Asia protagonista degli acquisti

Anche se questo sembra essere un trend generale per le banche centrali, indubbiamente ci sono dei protagonisti. Sembra che soprattutto le nazioni asiatiche siano state al centro degli acquisti di oro negli ultimi mesi, in gran parte paesi non allineati con le politiche americane e occidentali. La Cina ha guidato gli acquisti, cosa che non sorprende visti i tentativi di Pechino di ridurre l’importanza del dollaro americano nelle transazioni internazionali. Anche la Russia, chiaramente, viste le limitazioni alla circolazione di dollari americani si ritrova ad accumulare oro fisico per riuscire ad accumulare riserve.

Molto attive sul fronte dell’oro anche le nazioni del Golfo, storicamente molto legate ai metalli preziosi come forma di conservazione della ricchezza. Ricordando che le banche centrali del mondo hanno congelato $300 miliardi depositati presso le stesse dalla banca centrale russa, ma ricordando anche che le sanzioni non hanno toccato l’oro, sembra che anche il vantaggio di poter conservare domesticamente le riserve e aggirare le sanzioni internazionali sia uno dei vantaggi per cui l’oro viene premiato dalle nazioni meno favorevoli alle politiche occidentali.

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