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BCE preoccupata dall’aumento dei crediti in sofferenza

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La newsletter trimestrale che la Banca Centrale Europea invia alle banche private rivela alcune perplessità riguardo ai crediti in sofferenza. Si tratta di un tema ricorrente in situazioni come quella attuale, in cui i tassi di interesse sono elevati; a specificare i rischi è l’italiano Andrea Enria, attualmente presidente del Consiglio di Vigilanza della BCE. Le preoccupazioni riguardano soprattutto le pratiche utilizzate dalle banche per difendersi dal rischio che i propri creditori morosi possano aumentare nel corso dei prossimi mesi, con la banca centrale che scrive di aver già notato alcuni “segnali precoci” di una possibile crescita di questo problema.

Per il momento l’economia sembra aver retto molto bene l’effetto della politica monetaria. Non si è verificata una recessione, almeno per il momento, e le banche continuano a registrare una bassa percentuale di crediti non esigibili. L’aumento del fenomeno è stato molto contenuto rispetto al pre-pandemia e nessuna banca dell’Eurozona è crollata: un risultato notevole, considerando che i fallimenti negli Stati Uniti sono stati ben quattro e che persino la Svizzera ha perso un colosso come Credit Suisse. Per assicurarsi che le cose continuino ad andare per il meglio, però, Enria ha voluto esprimere agli istituti di credito alcune delle sue principali preoccupazioni.

Le banche private dovrebbero prestare particolare attenzione ai prestiti emessi in periodi di tassi elevati

Occhi sui crediti in sofferenza

Con “crediti in sofferenza” ci si riferisce a tutti quei crediti che una banca vanta presso i propri clienti e che non possono essere facilmente esigibili, per problemi del cliente nel ripagarli. Quando i tassi di interesse sono bassi, come lo sono stati fino alla metà del 2021, si tratta di un problema relativamente contenuto: le aziende possono indebitarsi a prezzi bassi e le garanzie immobiliari sui mutui tendono a rivalutarsi nel corso del tempo. Quando i tassi di interesse si alzano, però, nasce la preoccupazione che le aziende non riescano a rendere abbastanza produttivo il capitale ricevuto da poter ripagare i propri debiti; tendenzialmente anche gli immobili tendono a perdere valore in queste fasi di mercato.

La preoccupazione espressa da Enria è che le banche non stiano facendo abbastanza per prepararsi all’eventualità di una crisi sui crediti in sofferenza. Il presidente del consiglio di Vigilanza, negli scorsi mesi, è tornato più volte a ribadire il suo timore per i possibili effetti sull’economia della politica monetaria attuale. Anche se è ancora difficile dire che ci possano essere delle ripercussioni gravi, è importante che gli istituti di credito prendano le dovute precauzioni per evitare di ritrovarsi impreparati di fronte a una situazione di questo tipo.

Il board di supervisione della Banca Centrale Europea

L’italiano vicino alla fine del suo mandato

La Banca Centrale Europea ha già iniziato a cercare la persona che andrà a sostituire Andrea Enria alla fine del suo mandato. L’economista nato a La Spezia e laureato all’Università Bocconi ha assunto la sua attuale carica nel 2019, dopo essere stato per otto anni in altre funzioni legate alla Banca Centrale Europea. Una carriera di grande successo, che lo ha visto transitare anche per la Banca d’Italia. Come previsto dai termini del suo mandato, la carica cesserà il 31 dicembre 2023.

La BCE ha già invitato i candidati interessati a presentare le proprie candidature entro il 23 giugno prossimo. Il Consiglio di Vigilanza procederà poi a presentare un candidato, che dovrà essere approvato dal Parlamento Europeo prima di assumere il compito di Enria. Il Consiglio si riunisce ogni tre settimane e include un rappresentate per ogni banca centrale di ciascuno dei Paesi dell’Eurozona, con l’obiettivo di discutere e pianificare elementi legati alla politica monetaria. L’ente ha anche la facoltà di inviare proposte al board che governa la banca centrale stessa, fornendo ausilio nelle decisioni di politica monetaria.

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