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BCE valuta target climatici nella politica monetaria
La Banca Centrale Europea potrebbe essere la prima grande banca centrale a inserire degli obiettivi climatici all’interno delle proprie decisioni sulla politica monetaria. Questa è una proposta che arriva direttamente da Bruxelles e sulla quale la principale istituzione finanziaria europea sta ragionando, anche se per il momento si tratta di una possibilità. Nel corso dei prossimi mesi ci si aspetta che vengono formulate delle proposte concrete, con le associazioni pro-ambiente che stanno già cercando di intercettare questa mossa per proporre delle possibili nuove politiche. Al momento la Banca Centrale Europea può favorire alcuni settori con i suoi piani d’investimento, ma non ha ancora una forte politica green come quella di altre istituzioni dell’Unione.
Uno dei punti importanti da considerare è che la Banca Centrale Europea ha il compito di mantenersi lontano dalla politica e ancora di più dagli investimenti diretti in certe imprese. Salvo alcune deroghe eccezionali durante i due anni di pandemia, la BCE si è sempre mantenuta neutrale. Per immettere capitale nell’economia ha bisogno di agire sulle banche private, creando delle strutture che facilitino il credito ai settori d’interesse ma continuando solo ad avere direttamente le banche come controparte.
Questo schema viene già impiegato, ad esempio nel definire a quale tasso le banche possano prendere in prestito denaro dalla BCE: più una banca si presta a offrire prestiti a imprese non finanziarie e famiglie (con l’eccezione dei mutui), più è favorevole il tasso che può ottenere dalla Banca Centrale Europea. Questo “sconto” sui tassi d’interesse può arrivare addirittura a 50 punti base, in alcuni casi.
Diverse le proposte sul tavolo
Un meccanismo che potrebbe essere impiegato, su cui ci sono già discussioni attive, sono i Targeted Longer-Term Refinancing Operations (TLTRO). Si tratta proprio dello stesso sistema con cui già in questo momento la BCE presta denaro a un tasso più favorevole alle banche che concedono più prestiti a imprese e famiglie. Lo stesso potrebbe essere fatto, ad esempio, prestando denaro a un tasso più basso alle banche che si impegnano a non finanziare l’industria dei combustibili fossili, oppure che hanno un portafoglio di attivi che rispetti delle solide politiche ESG. Questo sarebbe fattibile adattando una struttura finanziaria già esistente, per cui è un’ipotesi già altamente tenuta in considerazione.
Un’altra possibilità sul tavolo, che però appare meno probabile, è la vendita del portafoglio di obbligazioni da €50 miliardi della BCE che concerne società ad alto impatto climatico. Si tratta in gran parte ancora di bond che la Banca Centrale Europea aveva acquistato durante la pandemia, per aiutare le imprese in difficoltà a finanziarsi durante un periodo di crollo dei prezzi dei combustibili fossili. Il motivo per cui questa ipotesi sembra più difficile da realizzarsi è che, come sottolineato da diversi analisti, si verrebbe a creare una forte distorsione del mercato se un portafoglio così importante venisse liquidato.
Non tutti sono d’accordo
A essere particolarmente attiva nel cercare di portare la BCE verso nuove politiche green è Isabel Schnabel, anche principale portavoce della proposta di liquidare i bond di società altamente inquinanti. Altri membri della Banca Centrale Europea e persino la Federal Reserve, però, hanno dato un parere contrario rispetto al coinvolgimento di questa istituzione nella transizione climatica. L’idea è che combattere il cambiamento climatico sia una questione che spetta ai singoli governi e non alle banche centrali, cosa che lascia il dibattito ancora molto aperto e su posizioni talvolta opposte tra loro. Oggi, però, per la prima volta si è avuto un passo avanti verso la possibilità di agganciare obiettivi di sostenibilità alla politica monetaria.