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Biden approva le esportazioni di GNL dal progetto in Alaska
Giovedì scorso il Dipartimento dell’Energia (DOE) ha approvato le esportazioni di gas naturale liquefatto (LNG) da un progetto in Alaska del valore di 39 miliardi di dollari, suscitando nuove critiche da parte degli ambientalisti all’amministrazione Biden.
Secondo quanto dichiarato dal DOE, le esportazioni via nave saranno consentite dal progetto pianificato in Alaska verso paesi con i quali gli Stati Uniti non ha accordi commerciali bilaterali, per un volume equivalente a 929 miliardi di metri cubi (Bcf) di gas naturale all’anno, per un periodo di 30 anni.
Il gas naturale liquefatto potrà essere estratto dalle riserve di gas naturale dei campi di Prudhoe Bay e Point Thomson sulla North Slope dell’Alaska.
Si stima che il progetto, sviluppato dalla Alaska Gasline Development Corporation, inizierà a consegnare circa 3,5 miliardi di metri cubi di gas al giorno a partire dal 2030, gran parte dei quali destinati ai mercati internazionali.
Il progetto
Proposto dall’Alaska Gasline Development Corporation (AGDC), una società di proprietà dello Stato dell’Alaska, il progetto prevede la costruzione di un gasdotto lungo 807 miglia che attraverserebbe lo stato da nord a sud, coprendo una distanza equivalente alla larghezza del Texas.
La costruzione avrebbe un impatto permanente su circa il 45% dei 35.474 acri di terreno interessati. I depositi di gas “isolati” scoperti decenni fa nell’Artico dell’Alaska, che rimarrebbero inutilizzati se non fosse per questo progetto, verranno estratti e il gas inviato alle strutture di trattamento gestite dall’AGDC nell’Artico.
Il gas naturale verrà poi trasportato attraverso il nuovo gasdotto per 807 miglia fino alla penisola di Kenai, richiedendo la costruzione e la manutenzione di 489 nuove strade. L’AGDC prevede inoltre la costruzione di una centrale di liquefazione e un terminal marino sulla riva orientale del Cook Inlet a Nikiski.
L’AGDC stima che il progetto dell’Alaska esporterà 20 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto all’anno, con una parte destinata anche all’uso interno. Tuttavia, l’interesse per il gas potrebbe diminuire entro il 2030, il primo momento in cui l’AGDC potrebbe realmente iniziare ad esportare.
I quattro paesi considerati destinatari del gas dal progetto – Giappone, Corea del Sud, Cina, India – hanno tutti annunciato piani per aumentare l’uso delle energie rinnovabili.
Entro il 2030, come avvertito nel Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, le nazioni devono completare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 50% al di sotto dei livelli preindustriali. Quando il progetto verrà costruito, potrebbe non esserci più una reale domanda, lasciando ulteriori infrastrutture di combustibili fossili abbandonate nello stato.
Le critiche degli ambientalisti
Il progetto, per il quale sono state approvate inizialmente le esportazioni dall’amministrazione di Donald Trump, è stato oggetto di opposizione da parte di gruppi ambientalisti. L’amministrazione Biden ha condotto una revisione ambientale dell’Alaska LNG, concludendo che il progetto comporta vantaggi economici e di sicurezza internazionale, e che gli oppositori non hanno dimostrato che le esportazioni non siano nell'”interesse pubblico”.
L’amministrazione Biden ha apportato modifiche all’approvazione precedente, vietando lo sfiato del gas serra nell’atmosfera. Nonostante ciò, la decisione è stata definita dai gruppi ambientalisti come una “bomba di carbonio“.
Lukas Ross di Friends of the Earth ha affermato che la presidenza di Joe Biden sta perdendo la bussola per quanto riguarda il clima, e ha sottolineato che dopo quello del golfo del Messico, si tratta della seconda approvazione statunitense di un mega-progetto di combustibili fossili in pochi mesi
Anche Earthjustice, uno studio legale ambientale, ha dichiarato che questa decisione apre la strada a ulteriori cause legali volte a fermare il progetto.
L’amministrazione Biden sta cercando di approvare ulteriori esportazioni di GNL degli Stati Uniti, in un contesto di competizione con la Russia, che è tradizionalmente uno dei maggiori esportatori di energia a livello mondiale.
La Russia è sotto pressione a causa delle sanzioni occidentali per l’invasione dell’Ucraina, e gli Stati Uniti ne stanno approfittando aumentando le esportazioni di gas naturale verso l’Europa dopo che Mosca ha ridotto le spedizioni tramite i gasdotti.