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Biden convoca i produttori di chip per discutere di Cina

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Gli amministratori delegati di Qualcomm e Intel sono convocati alla Casa Bianca. La riunione si terrà durante questa settimana, con l’obiettivo di discutere le politiche di export verso la Cina. L’amministrazione Biden sta proseguendo il lavoro dell’amministrazione Trump nel cercare di difendere l’economia americana dall’avvento di quella cinese. L’obiettivo è evitare che le aziende cinesi possano mettere mano su tecnologie e dati considerati una questione di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti. I semiconduttori sono stati una parte centrale di queste discussioni nel corso degli ultimi anni.

Anche se i dettagli del meeting non sono stati pubblicati ufficialmente, si conoscono i temi che verranno trattati: Reuters, citando come fonte persone vicine ai fatti, menziona che si parlerà di controllo delle esportazioni, condizioni di mercato e “altri argomenti” che potrebbero avere un impatto sul business dei maggiori produttori di microchip negli Stati Uniti. Inoltre è possibile che altri produttori di microchip e altre imprese connesse a questa filiera si uniranno a questa riunione alla Casa Bianca. Il tutto mentre l’amministrazione Biden sta pianificando, secondo quanto riportato da molteplici fonti nel corso delle ultime settimane, nuove restrizioni al commercio tra USA e Cina.

L’amministrazione Biden sta insistendo molto sulle politiche per rafforzare la produzione dei microchip negli USA

I semiconduttori ancora al centro dell’attenzione

Ancora una volta, Cina e Stati Uniti cercano di limitare reciprocamente la competitiva dell’altra nazione nel campo dei semiconduttori. Lo scorso ottobre, l’amministrazione Biden ha approvato una nuova regolamentazione del settore che di fatto limita tantissimo la cooperazione tra Cina e USA in tema di semiconduttori. Allo stesso tempo, il Presidente americano ha approvato un pacchetto di investimenti da miliardi di dollari per incentivare le società che producono microchip a farlo negli USA anziché in Cina.

Tutte le parti coinvolte in questa notizia -tanto il governo quanto Qualcomm e Intel- non hanno voluto rispondere alle richieste di commenti da parte della stampa. Questo significa che molto probabilmente si tratterà di argomenti importanti e ipotesi su nuovi controlli alla cooperazione tra aziende americane e cinesi.

Una posizione particolarmente delicata all’interno di questa vicenda è quella di Intel. L’azienda sta ancora aspettando che l’autorità antitrust cinese approvi l’acquisizione di Tower Semiconductor. Si tratta di una novità recente, che vedrebbe Intel acquistare la piena proprietà della fonderia israeliana di semiconduttori. L’accordo vale oltre $5 miliardi, ma in passato è già successo che il garante della concorrenza cinese decidesse di bloccare delle acquisizioni anche più grandi. L’amministratore delegato di Intel, Patrick Paul Gelsinger, ha già annunciato un viaggio in Cina nel corso della settimana per poter discutere la materia direttamente con le autorità locali. Di recente la società ha anche diffuso un comunicato in cui sottolineava di aver fatto progressi significativi per ottenere il via libera.

Molti analisti predicono un aumento sensibile dei prezzi dei semiconduttori per via dei limiti al libero commercio tra le principali economie mondiali

La stretta del governo USA sul tech

Stati Uniti e Cina stanno continuando a scambiarsi misure e contromisure economiche ormai da anni. Una questione iniziata durante il governo Trump, che poi è diventata una questione bipartisan che accomuna Repubblicani e Democratici. La prima grande questione tech che ha toccato questa guerra commerciale è stata quella di TikTok, che da tempo gli Stati Uniti vorrebbero bloccare sul territorio nazionale a meno che l’app non venga venduta a una società americana.

Nel corso del 2023 la questione è diventata ancora più incandescente, con un nuovo pacchetto di limiti al commercio di beni e prodotti tecnologici introdotto dal governo americano. La Cina ha risposto poche settimane fa, a sua volta limitando l’export di prodotti a base di gallio e germanio -comunemente utilizzati nella produzione di chip- verso gli Stati Uniti. Queste misure diventeranno effettive il 1 agosto e sono state giustificate da Pechino menzionando nuovamente questioni di sicurezza nazionale. Soltanto le società in possesso di una licenza per l’esportazione di questi prodotti potranno continuare a spedirli verso gli Stati Uniti.

Considerando che il 60% circa dei prodotti a base di gallio e germanio sono fabbricati in Cina, si tratta di una misura che potrebbe avere effetti molto importanti sulla supply chain dell’elettronica. Inoltre il gallio è utilizzato ampiamente nei cavi in fibra ottica, nelle celle dei pannelli solari e nelle tecnologie a infrarossi. Il governo americano sta pensando di ribattere a sua volta a questa novità, limitando l’accesso delle società cinesi ai servizi di cloud computing come Microsoft Azure e Amazon Web Services.

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