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Dopo il forfait di Biden, a preoccupare i fondi sovrani sono le tensioni commerciali tra Usa e Cina

Le preoccupazioni dei fondi sovrani vanno oltre il forfait di Biden. Guardano alle crescenti tensioni tra Usa e Cina.

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I riflettori continuano a rimanere puntati sugli Usa, dopo che Joe Biden ha rinunciato a candidarsi alla Casa Bianca per il suo secondo mandato. Il suo forfait apre la porta a diverse possibilità, ma soprattutto crea una certa fase di incertezza politica, in attesa che venga nominato ufficialmente il candidato che lo andrà a sostituire.

A preoccupare gli investitori non è unicamente la rinuncia a candidarsi di Joe Biden. A finire sotto la lente di ingrandimento dei fondi sovrani e delle banche centrali sono anche le rivalità geopolitiche tra le due più importanti economie a livello planetario: gli Stati Uniti d’America e la Cina. I timori sulla loro rivalità preoccupano questi importanti investitori, che guardano con occhio attento allo svilupparsi dei loro rapporti. Il timore per l’inflazione, a questo punto, è sceso in secondo piano. Ricordiamo che i fondi sovrani e le banche centrali gestiscono qualcosa come 22.000 miliardi di dollari di attività (secondo i dati di Invesco resi noti proprio oggi).

Non solo Biden, occhi puntati sui conflitti politici

I riflettori dei fondi sovrani non sono puntati unicamente sull’uscita di scena di Joe Biden – che comunque rimarrà presidente degli Stati Uniti fino alla conclusione naturale del suo mandato -, ma anche sull’inasprimento dei conflitti geopolitici. Sotto la lente d’ingrandimento c’è la guerra tra la Russia e l’Ucraina con le sue restrizioni commerciali, che incombe sugli investitori da alcuni anni. L’inflazione è in calo un po’ ovunque a livello mondiale, ma la metà della popolazione globale è chiamata al voto per eleggere i nuovi leader. Un concatenarsi di situazioni che portano al centro dell’attenzione la preoccupazione per le tensioni geopolitiche.

Rod Ringrow, responsabile delle istituzioni ufficiali di Invesco, ha spiegato che il 2024 è l’anno delle elezioni. La geopolitica ha avuto la meglio sull’inflazione sia nelle prospettive a breve che in quelle a lungo termine.

L’83% degli intervistati da Invesco ha indicato nelle tensioni geopolitiche la loro principale preoccupazione a breve termine. Percentuale superiore a quella di quanti hanno affermato di avere dei timori per l’inflazione (73%).

Nel lungo periodo, inoltre, le banche centrali e i fondi sovrani hanno indicato il cambiamento climatico come il secondo rischio più grande. Ringrow spiega che il clima è ormai una questione di primaria importanza nei processi di investimento dei fondi sovrani e delle banche centrali: stanno, infatti, iniziando ad allocare capitali per analizzare e valutare  quale impatto possa avere.

Lo studio Invesco Global Sovereign Asset Management, giunto al suo dodicesimo anno, ha intervistato qualcosa come 83 fondi sovrani e 53 banche centrali nel primo trimestre del 2024.

Tensioni geopolitiche, le opportunità d’investimento

Le tensioni geopolitiche – in particolare la confisca da parte dell’Occidente di oltre 300 miliardi di dollari di beni russi in risposta all’invasione in corso dell’Ucraina da parte di Mosca – hanno spaventato anche le banche centrali. Il 56% di queste ultime ha affermato che la potenziale militarizzazione delle riserve ha aumentato l’attrattiva dell’oro.

Secondo Ringrow un numero sempre maggiore di banche centrali ha iniziato ad acquistare oro fisico. Tradizionalmente le banche centrali conservavano l’oro in centri come Londra e New York, dove, come ha scoperto il Venezuela negli ultimi anni, può essere facilmente confiscato .

Oltre la metà dei fondi sovrani e delle banche centrali hanno affermato che i mercati emergenti trarranno probabilmente vantaggio dalla crescente multipolarità. Il 67% dei fondi sovrani, inoltre, si aspetta che i mercati emergenti riescano ad eguagliare o superare i mercati sviluppati.

L’India è stato il mercato più interessante, anche perché le sue obbligazioni stanno diventando parte di indici di investimento globali di facile accesso .

Ma Ringrow ha affermato che una costellazione di altre economie emergenti, tra cui Messico, Brasile, Indonesia e Corea del Sud, possono trarre vantaggio dalla dislocazione nel commercio e nell’attività economica.

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