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BlackRock gestirà le vendite di bond di Signature e SVB
Il governo americano ha affidato a BlackRock il compito di gestire il portafoglio da 118 miliardi di dollari rimasto dal crollo di Signature Bank e Silicon Valley Bank. Ancora una volta, BlackRock si conferma il “ramo finanziario” del governo americano. Nel 2009, in mezzo alla Grande Recessione, fu il governo Obama a rivolgersi a BlackRock affinché questa si occupasse di ristabilire l’ordine nel sistema bancario americano. Questa volta la situazione è decisamente meno grave, ma il compito rimane delicato.
Oltre a essere una mossa importante per chiudere il capitolo che riguarda Silicon Valley Bank e Signature Bank, questa è una scelta che riafferma la predilezione verso BlackRock quando il governo si trova a fare i conti con situazioni finanziarie complicate. Molto spesso, in passato, BlackRock è riuscita a svolgere incarichi come questo con successo e ritagliando per la società stessa dei profitti notevoli. Oggi, come nel 2009, a guidare il colosso finanziario è rimasto l’amministratore delegato Larry Fink.
I dettagli della richiesta del governo
Quando una banca fallisce, i suoi creditori vengono ripagati mano a mano che gli asset della banca vengono venduti. I correntisti sono già stati rimborsati dalla FDIC, cioè il programma di protezione dei depositi vigente negli Stati Uniti. Rimangono però tutte le società che avevano crediti nei confronti di SVB e Signature Bank, oltre che tutti gli obbligazionisti che avevano in portafoglio dei bond di questi istituti di credito. Dal momento che la grande maggioranza dei portafogli delle due banche erano investiti in bond a lungo termine, ora è necessario venderli per soddisfare i creditori.
Il colossale portafoglio da 118 miliardi di dollari si compone soprattutto di obbligazioni garantite sui mutui e di bond a lungo termine con un basso profilo di rischio. Questi asset, acquistati quando i tassi erano prossimi a zero, hanno subito una forte svalutazione nel momento in cui la Federal Reserve ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse per contrastare l’inflazione. L’obiettivo di BlackRock è riuscire a liquidare questi asset in modo controllato e graduale, evitando di metterli sul mercato tutti insieme. In questo modo, l’offerta non dovrebbe alzarsi repentinamente trascinando ancora più in basso il valore di queste obbligazioni.
La FDIC ha commentato sull’argomento dicendo che BlackRock ha ricevuto istruzioni chiare, che prevedono di vendere i bond un po’alla volta tenendo conto dei volumi e della liquidità del mercato. Già nel 2008, quando Bear Sterns fallì improvvisamente, BlackRock ottenne un incarico molto simile trovandosi a vendere il portafoglio da 130 miliardi lasciato dal crollo della banca commerciale.
Per JP Morgan, la crisi bancaria è quasi finita
Dopo il domino che ha portato al crollo di tre banche in un mese, ora la situazione sembra essersi parzialmente tranquillizzata. Lo confermano anche le parole di Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan, che in una lettera agli investitori ha voluto esprimere il suo giudizio sulla situazione. Il CEO ha evidenziato che la colpa dell’accaduto è duplice: da una parte, i regolatori non hanno previsto nello stress test a cui le banche sono sottoposte uno scenario legato ai tassi di interesse in aumento. Inoltre, le banche con meno di 250 miliardi di asset in gestione sono state totalmente esenti dallo stress test.
Dall’altra parte, però, Dimon accusa anche l’incapacità del management per il fallimento di Signature Bank e Silicon Valley Bank. Anche se i tassi in aumento sono un fattore per tutte le banche americane, Dimon sostiene che solo una piccola parte di queste sia effettivamente a rischio di fallire. La maggior parte delle banche era preparata a uno scenario di questo genere e ha adeguatamente coperto le proprie posizioni per evitare che i rialzi dei tassi, uniti all’aumento dei prelievi, potessero essere un problema.