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BoJ, governatore annuncia una politica monetaria creativa

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Kazuo Ueda, prossimo governatore della Bank of Japan, ha affermato venerdì che la banca centrale dovrà mostrarsi creativa con la sua politica monetaria e dovrà perseguire la normalizzazione dei tassi di interesse per poter sostenere l’obiettivo dell’inflazione al 2%.

Ueda, 71 anni, succederà ufficialmente a Haruhiko Kuroda l’8 aprile, con la fine del secondo mandato quinquennale di quest’ultimo. Economista di spicco a livello internazionale, definito da molti pacato e pragmatico, ha dichiarato però che non ha fretta di effettuare cambiamenti nella politica monetaria estremamente accomodante del Giappone e che le future decisioni dipenderanno dalle prospettive di inflazione.

L’accademico puntualizza di essere consapevole del fatto che sarà necessario del tempo affinché la crescita dei prezzi nel Paese venga mantenuta al target della Bank of Japan: ha infatti avvertito che un inasprimento della politica monetaria sotto le attuali condizioni potrebbe avere come conseguenza un rallentamento dell’economia.

Il nuovo governatore della BoJ afferma la necessità di un cambiamento nella politica monetaria del Paese

Il peso delle parole di Ueda

L’economista ha deciso di parlare venerdì dopo che il governo aveva presentato i dati relativi all’inflazione: il tasso di inflazione di base, che non considera la volatilità dei prezzi degli alimenti, ha subito un aumento del 4.2% a gennaio sulla scia dell’aumento dei costi delle importazioni di materie prime. Il tasso di inflazione di base è stato al di sopra del target della Bank of Japan per nove mesi di fila, ma il governatore è fiducioso sul fatto che quello di gennaio abbia rappresentato il picco più elevato.

A dicembre la banca aveva sorpreso gli investitori annunciando che avrebbe permesso una fluttuazione dei rendimenti dei titoli di Stato pari a 0.5 punti percentuale rispetto al target previsto di zero, allargando i precedenti 0.25 punti percentuale. Le affermazioni di Ueda hanno determinato piccoli movimenti nel mercato delle valute: il Topix (Tokyo Stock Price Index) è aumentato dello 0.7%, mentre i rendimenti dei titoli di Stato si sono leggermente abbassati.

Gli investitori stavano attendendo con estrema attenzione le parole del prossimo governatore della Bank of Japan, nominato dal Primo Ministro Fumio Kishida come successore di Haruhiko Kuroda: il fatto che sia stato scelto un accademico rappresenta una novità per il Giappone poiché il ruolo generalmente viene assegnato a ufficiali della banca centrale o ministri finanziari.

Il suo discorso ha confermato le previsioni di un approccio pragmatico, basato su decisioni prese in considerazione delle condizioni di mercato piuttosto che trainate da ideologie. Ha chiarito che, se il trend dei prezzi non dovesse migliorare, la banca centrale continuerà con le sue misure di allentamento cercando di ridurre gli effetti collaterali.

Tuttavia, l’approccio di Ueda è stato criticato da alcuni economisti, che hanno affermato che potrebbe portare a rischi finanziari e che potrebbe essere difficile implementare politiche monetarie creative senza l’approvazione del governo.

Il quantitative easing in Giappone

Il quantitative easing (QE) è una politica monetaria non convenzionale utilizzata dalle banche centrali durante periodi di bassa crescita economica o di recessione per stimolare l’economia: consiste nell’acquisto di grandi quantità di titoli di Stato o altri asset finanziari da parte della banca centrale, al fine di aumentare la liquidità del sistema finanziario e ridurre i tassi di interesse.

In molti sono fiduciosi che Ueda riuscirà ad allontanare il Giappone dalla politica del quantitative easing

In particolare, la banca centrale acquista titoli di Stato oppure altri asset finanziari dai mercati aperti; in questo modo, aumenta l’offerta di denaro in circolazione e si riducono i tassi di interesse. Ciò rende più attraente per le banche e altri investitori possedere attività finanziarie rispetto a detenere liquidità, aumentando la domanda di investimenti e stimolando l’attività economica.

Il quantitative easing è stato utilizzato ampiamente dalle banche centrali di molti paesi durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009, ma in seguito anche in altri momenti di difficoltà economiche. Tuttavia, è stato criticato da alcuni per i potenziali rischi di inflazione e per l’effetto sulla distribuzione della ricchezza.

Molti economisti si aspettano che Ueda porti il Giappone ad abbandonare la politica del quantitative easing che persiste ormai nel Paese da quasi due decenni e che ha gonfiato il bilancio della sua banca centrale con ingenti acquisti di ETF (Exchange Traded Funds, fondi di investimento quotati sul mercato) e titoli governativi per mantenere bassi i rendimenti. La banca del Giappone è inoltre l’unica banca centrale ad avere ancora tassi di interesse negativi, attualmente pari a -0.1%.

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