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Brasile pronto a emettere $2 miliardi di green bonds

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Il Brasile si prepara alla sua prima emissione di bond sostenibili, cominciando subito da una cifra molto elevata per gli standard delle emissioni brasiliane. L’obiettivo è quello di raccogliere 2 miliardi di dollari con l’emissione di obbligazioni legate a obiettivi ESG, che saranno garantite direttamente sui progetti sostenibili che il governo intende finanziare. Lula ha fatto dell’ambientalismo uno dei principali punti della sua campagna elettorale, puntando a guadagnare trazione soprattutto presso chi è più attento alla salvaguardia dell’Amazzonia. Questa nuova emissione, stando alle parole del segretario al Ministero delle Finanze Dario Durigan, servirà a dare un impulso iniziale al grande progetto di transizione ecologica del Brasile. Inoltre si attende una forte risposta da parte dei mercati, ipotizzando che il bond sarà un grande successo.

I green bonds continuano a essere un trend molto importante di quest’anno. Pochi giorni fa anche PureCycle aveva annunciato un’emissione da $215 milioni, e sembra che i mercati siano particolarmente attenti a questo tipo di emissioni. Anche in casi in cui forse l’emittente non sarebbe riuscito in un caso normale a ottenere certi capitali o li avrebbe ottenuti a costo di interessi più alti, sembra che collegare i bond a obiettivi di sostenibilità sia una scelta efficace per ottenere buoni risultati. Il Brasile ha già costituito un fondo per il clima che investe in progetti di sostenibilità e questa nuova emissione dovrebbe contribuire ad aumentarne le risorse. Teoricamente l’emissione dovrebbe avvenire entro fine settembre, ma il Segretario del Tesoro Rogerio Ceron ha indicato che non sarebbe un problema procedere più avanti nel caso in cui ci fossero degli intoppi.

I paesi BRICS si stanno dimostrando particolarmente attivi nell’emissione di green bonds, e il Brasile ha particolarmente bisogno di finanziare l’accelerazione sulla sostenibilità della sua economia

Un nuovo schema per la gestione dei fondi sostenibili

Giovedì scorso si è riunito il Consiglio Nazionale Monetario brasiliano. Si tratta di un think tank molto importante a cui partecipano il Presidente della banca centrale, il Ministro delle Finanze e il Ministro della Pianificazione. Il consiglio ha deliberato un nuovo schema per la gestione dei fondi dedicati alla sostenibilità, in linea con la decisione di aumentare le risorse a disposizione del fondo per il cambiamento climatico. Questo nuovo schema, secondo quando dichiarato dal consiglio stesso, aiuterà a migliorare il modo in cui i fondi vengono convogliati agli enti del settore pubblico e alle imprese private per finanziare progetti legati alla sostenibilità, alla decarbonizzazione e alla tutela dell’ambiente. L’obiettivo rimane quello di abbassare le emissioni di gas serra e preservare il più possibile l’integrità dell’Amazzonia.

Rimane comunque curioso notare come i nuovi bond, destinati agli investitori istituzionali, verranno emessi in dollari americani. Questa decisione appare l’unica possibile per riuscire a finanziarsi, ma al tempo stesso è in netto contrasto con tutta la politica di Lula dedicata alla de-dollarizzazione dell’economia brasiliana. Dopo aver invocato altri sforzi sulla de-dollarizzazione nell’ultima e recente conferenza dei BRICS, ora il governo brasiliano torna a fare i conti con il fatto che il dollaro è essenziale per riuscire a ottenere fonti di finanziamento da altri paesi. Sarà interessante scoprire se più avanti, facendo eco alle promesse della campagna elettorale, il governo brasiliano comincerà a muoversi anche sul mercato dei capitali con maggiori raccolte in valute dei paesi BRICS -incluso lo stesso real brasiliano-.

La tutela dell’Amazzonia è stato uno dei punti più ribaditi dall’amministrazione Lula, che ora sta vagliando le fonti di finanziamento più adatte per poter trasformare le promesse in progetti concreti

Molto indietro sugli obiettivi ambientali

Per quanto l’amministrazione Lula stia cercando di accelerare sugli sforzi per la transizione ambientale, il Brasile rimane ancora molto indietro sul raggiungimento degli obiettivi climatici. Lo conferma un white paper da poco pubblicato dal World Economic Forum, in cui viene analizzato l’impatto della spesa governativa e privata sulle emissioni di CO2. Stando a questo documento, molto dettagliato nelle sue parti, il Brasile avrebbe bisogno di finanziarsi per un totale di $200 miliardi per riuscire realmente a raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti per il 2030. Una sfida molto particolare legata all’economia brasiliana è l’impatto del business agropecuario, che ha un impatto molto grande sull’economia rispetto a quanto avviene nelle nazioni economicamente sviluppate. Per contro, l’impatto del settore energetico e dei trasporti appare nettamente più contenuto.

Gli stessi autori del report ritengono comunque che il Brasile abbia dei vantaggi strategici per posizionarsi come uno dei paesi che possono trarre maggior vantaggio dall’economia rinnovabile. Proprio poche settimane fa, in un meeting a Sao Paulo, Airbus aveva spronato la nazione a coltivare il suo potenziale come produttore di biocombustibili per l’industria dell’aviazione. Le grandi aree coltivabili della nazione la rendono un ambiente ideale, ad esempio, per estese coltivazioni di colza e altro materiale per la produzione di biomasse. L’obiettivo del Brasile è quello di arrivare a diminuire le proprie emissioni di gas serra del 25% entro il 2025 e del 50% entro il 2030. Entrambi gli obiettivi rimangono pressoché impossibili da raggiungere allo stato attuale dei fatti, quantomeno secondo il white paper, ma esiste la possibilità che le cose migliorino con il passare del tempo.

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