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Canada, il Congresso striglia le banche più grandi del paese: troppi finanziamenti a gas e petrolio

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In un incontro organizzato molto velocemente, i vertici delle cinque banche più grandi del Canada sono stati chiamati a parlare di fronte al Parlamento. Il tema all’ordine del giorno erano i finanziamenti all’industria dei combustibili fossili, un tema di cui si sta parlando sempre di più anche negli Stati Uniti e in Europa. Le banche coinvolte sono state Royal Bank of Canada, Bank of Montreal, CIBC, TD Bank e Bank of Nova Scotia. I membri del parlamento hanno avuto modo di mettere sotto pressione i CEOs di tutte e cinque le istituzioni, facendo domande sulla quantità di fondi che stanno venendo direzionati verso i prestiti e le obbligazioni nel settore oil & gas.

La responsabilità dei centri finanziari nello sviluppo dell’industria dei combustibili fossili è un tema aperto ormai da molti anni. Fin tanto che il Canada continua a offrire licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nel paese, non è chiaro perché le banche che operano all’interno del paese dovrebbero sentirsi responsabilizzate a non offrire finanziamenti alle imprese. Inoltre è da notare che la produzione e soprattutto l’esportazione di combustibili fossili vale tra il 3% e il 5% del PIL canadese, rendendo il settore uno dei pilastri su cui si fonda l’economia nazionale.

Il Canada è attualmente il terzo più grande esportatore di petrolio al mondo

Il Parlamento vuole un piano concreto

I parlamentari canadesi hanno chiesto ai vertici delle cinque banche più grandi del paese di elaborare un piano concreto per abbassare gradualmente l’esposizione al mercato dei capitali di gas e petrolio, responsabilizzandoli verso la quantità di emissioni che deriva da questi finanziamenti. Il Canada è uno dei paesi che aderisce all’accordo di Parigi e che ha firmato per il raggiungimento del net zero entro il 2050; inoltre si prevede che nei prossimi anni l’offerta di petrolio supererà di molto la domanda, per cui non è un settore che sul lungo termine può continuare a crescere indefinitamente. Il rischio è che le banche canadesi arrivino impreparate al momento in cui il mercato comincerà a restringersi, rischiando una valanga di crediti in sofferenza.

Le banche canadesi sono tra le più grandi finanziatrici al mondo nel settore oil & gas: soltanto lo scorso anno, i prestiti erogati al settore hanno raggiunto un volume di $104 miliardi e hanno rappresentato il 13% di tutti i finanziamenti di questo tipo nel mondo. Con i paesi OPEC che continuano a mantenere artificialmente bassi i loro livelli di estrazione, il Canada è uno dei pochi poli del mondo che sta contribuendo a portare sul mercato una parte dell’offerta mancante.

L’oil & gas impiega oltre 147.000 persone in Canada

La difesa dei CEOs

Le banche canadesi hanno avuto poco da dire di fronte alle accuse di stare finanziando in modo disinteressato le imprese energetiche e i loro progetti di estrazione di combustibili fossili. Hanno ribadito che è importante finanziare sia la transizione energetica che il gas e il petrolio, altrimenti l’economia canadese rischierebbe un contraccolpo che potrebbe portare a una profonda recessione. Il Parlamento ora valuta una nuova legislazione che prevederebbe di permettere esclusivamente il finanziamento di progetti che contribuiscano all’abbattimento delle emissioni nazionali, come potrebbero essere le raffinerie dotate di sistemi di cattura diretta della CO2. Il paese rimane in una situazione in bilico, troppo legato ai combustibili fossili per poterli abbandonare ma con un’impronta climatica troppo alta per raggiungere i suoi obiettivi di medio e lungo termine.

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