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Carlyle Group: improbabile un taglio ai tassi della Fed prima delle elezioni negli Stati Uniti
Le grandi voci di Wall Street diventano sempre più scettiche riguardo alla possibilità che la Fed cominci a tagliare i tassi d’interesse in estate e può darsi che il primo taglio non arrivi nemmeno entro le prossime elezioni. A dirlo è David Rubenstein, co-fondatore e presidente del celebre Carlyle Group. A suo modo di vedere rimangono troppe preoccupazioni, sia riguardo al tasso d’inflazione che al modo in cui la popolazione potrebbe percepire una mossa come questa da parte della Federal Reserve. Per il momento rimane ancora tutto aperto sul fronte della politica monetaria, con l’economia statunitense che continua a mostrare un tasso d’inflazione oltre il 3%, anche se gradualmente in discesa.
Secondo Rubenstein, sarebbe soprattutto Donald Trump a poter criticare fortemente la Federal Reserve nel caso in cui arrivi un taglio ai tassi d’interesse prima di novembre. Trump ha criticato molto l’amministrazione Biden per il programma di aumento della spesa pubblica, che ritiene essere stata una delle cause determinanti per l’aumento stabile del tasso d’inflazione che si è registrato nel post-pandemia. E dal momento che l’ex-presidente è il favorito dai sondaggi per la corsa elettorale del 2024, è improbabile che la Federal Reserve voglia mettersi nel mirino delle sue orazioni.
I mercati puntano su settembre
Guardando alla curva del rendimento delle obbligazioni, in questo momento i mercati finanziari stanno scontando una probabilità del 66% che il primo taglio ai tassi d’interesse della Fed arrivi a settembre. La probabilità sale al 78% quando si considera la possibilità di un taglio a novembre. Questo significa che il mercato sta prezzando una probabilità di quattro su cinque che Bernstein stia sbagliando la sua analisi, ma è importante notare che molti investitori si aspettavano un taglio ai tassi già a fine 2023 o “al più tardi” all’inizio di quest’anno. La storia recente ha dimostrato che prevedere la curva dell’inflazione rimane estremamente difficile e che non ci sono sicurezze quando si parla di tassi negli Stati Uniti.
Durante l’ultima conferenza stampa che ha seguito la decisione di mantenere i tassi invariati all’inizio del mese, Jerome Powell ha dichiarato di attendersi un solo taglio nel corso del 2024. Questo significa che effettivamente la Fed non ha fretta di agire, e che probabilmente con un’inflazione ancora sopra al 3% ci sia un’alta probabilità di non vedere questa mossa arrivare a settembre.
Influenza importante sulle altre banche centrali
Nel frattempo la Bank of Canada e la Banca Centrale Europea hanno già iniziato a tagliare i tassi, per cui c’è una divergenza tra gli USA e il resto dei paesi sviluppati nell’andamento della politica monetaria. La banca centrale canadese ha già detto che avrà un “raggio d’azione limitato” per tagliare i tassi locali più di quelli statunitensi, anche se ritiene che il limite sia ancora lontano. La BCE rimane fedele alla retorica secondo cui tutte le decisioni saranno basate esclusivamente sull’evoluzione del tasso di inflazione, ma è chiaro a tutti gli analisti che nessuno voglia una situazione di forte squilibrio sul mercato Forex. Tutte le principali banche centrali occidentali devono muoversi tenendo conto della Fed e del cambio tra la valuta locale e il dollaro americano. Se effettivamente la Fed non dovesse tagliare i tassi prima delle prossime elezioni, è probabile che anche in Europa si possa vedere al massimo un solo taglio da 25 punti base -oltre a quello già avvenuto- da qui a fine anno.