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Chevron bloccata dai costi di dragaggio in Venezuela
La strategia di Chevron per aumentare le sue esportazioni di petrolio dal Venezuela è stata ostacolata a causa dell’incapacità del paese sudamericano sanzionato di finanziare il dragaggio di una via chiave per l’esportazione.
Per raggiungere l’obiettivo di incrementare le esportazioni di petrolio dal Venezuela, Chevron aveva pianificato di dragare il Lago di Maracaibo, ma il governo venezuelano ha comunicato alla società di costruzioni navali Royal IHC di non essere in grado di acquistare l’attrezzatura necessaria per il dragaggio a causa di fondi limitati.
Chevron ha finanziato una valutazione per determinare la quantità di sedimenti accumulati sul fondo del lago, tuttavia, se desidera continuare ad aumentare le esportazioni di petrolio dal Venezuela, potrebbe essere costretta a pagare anche per il dragaggio.
Chevron spera di raddoppiare le esportazioni
Chevron, ha chiesto al governo venezuelano di procedere con il dragaggio dell’imboccatura del porto per evitare che le navi si arenino durante le operazioni di carico e scarico del petrolio greggio. L’obiettivo di Chevron è quello di aumentare le esportazioni dal Venezuela fino a raggiungere tra i 400.000 e i 500.000 barili al giorno di petrolio, un risultato ambizioso considerando la complessa situazione politica ed economica del paese.
Al momento, la compagnia statunitense esporta già 300.000 barili al giorno di petrolio greggio venezuelano, in un contesto in cui la domanda delle raffinerie della costa del Golfo per questo tipo di petrolio è in costante aumento. Infatti, fino a poco tempo fa, le raffinerie avevano cercato di sostituire il petrolio greggio venezuelano con il petrolio pesante russo.
L’importanza del petrolio greggio venezuelano è tale che, secondo quanto riportato dalla stampa, diverse raffinerie avrebbero tentato di accaparrarsene quantità consistenti, nonostante le difficoltà a causa delle sanzioni imposte dal governo statunitense. Proprio in questo contesto, l’amministrazione Biden ha deciso di allentare alcune delle sanzioni sul Venezuela per permettere a Chevron di riprendere le operazioni nel paese.
In particolare, nel mese di novembre dello scorso anno, il governo venezuelano ha concesso a Chevron una licenza di sei mesi per operare in Venezuela attraverso le sue joint venture con PDVSA, l’azienda petrolifera statale del paese. Va precisato che i profitti derivanti dalla vendita del petrolio greggio venezuelano di Chevron andranno a pagare il debito dell’azienda nei confronti di Chevron stessa, e non contribuiranno ad aumentare i profitti di PDVSA.
La disastrosa situazione di PDVSA
A riprova della mancanza di fondi del Venezuela, neanche la società petrolifera di stato sta passando un bel momento. Secondo un rapporto interno condiviso recentemente con Reuters, la maggior parte delle petroliere di proprietà del Venezuela è in pessime condizioni e non ha la certificazione necessaria dalle nazioni bandiera, essendo a rischio di collisioni, perdite, incendi e affondi.
La flotta di PDVSA è composta da 22 petroliere, più della metà delle quali non è in grado di trasportare il greggio e deve essere riparata o ritirata dal servizio immediatamente, come indicato nel rapporto del ramo marittimo della società.
Il rapporto evidenzia inoltre come, a causa di anni di trascuratezza e mancata manutenzione necessaria, la flotta di PDVSA abbia bassi livelli di affidabilità e le petroliere non siano sicure da operare. Inoltre, le navi non dispongono di una classificazione di idoneità alla navigazione e di certificazioni da parte delle nazioni bandiera. Le indagini e i rapporti sullo stato dell’industria petrolifera del Venezuela continuano, dopo che l’anno scorso Nicolas Maduro ha ordinato l’indagine sulla corruzione e sui miliardi di pagamenti mancanti dalle esportazioni di petrolio.