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Chrysler, un passato ricco di storia, ma un futuro letteralmente a rischio

Chrysler ha un passato ricco di storia, ma il futuro sembra incerto. Stellantis non sembra intenzionata ad investire per rilanciarla. Ma soprattutto mancano i modelli.

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Il marchio Chrysler, in un certo senso, è un po’ come il marchio Lancia in Italia. È, infatti, possibile affermare che si trovi in un momento critico della propria storia: nel suo catalogo è presente unicamente un minivan. Non ci sono automobili.

Un po’ come la Lancia in Italia è un marchio ricco di storia, per il quale Frank Rhodes Jr. – pronipote del fondatore Walter P. Chrysler – ha lanciato un accorato appello chiedendo che venga salvato e non lasciato all’oblio. Rhodes, attraverso una lettera pubblicata su Moper Insiders, oltre ad aver sottolineato il proprio legame personale con il marchio, ha chiesto esplicitamente che venga salvato. 

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di comprendere quale possa essere il futuro di Chrysler.

Chrysler, un passato glorioso; ma un futuro incerto

Oggi come oggi Chrysler sta attraversando un momento incerto della propria storia. Un tempo era un vero e proprio colosso dell’industria automobilistica, ma all’interno del gruppo Stellantis non sembra essere riuscito a trovare una collocazione degna del proprio passato. Tanto da essere stato relegato in un ruolo secondario.

I tentativi di sensibilizzare il management del gruppo automobilistico da parte di Rhodes sono partiti nel 2009, prima ancora che avvenisse la fusione tra Fca e Peugeot. Nel tempo la situazione non ha registrato dei miglioramenti significativi. Ad oggi, con la gestione Stellantis, la situazione non è migliorata: il gruppo guidato dal Ceo Carlos Tavares continua ad investire su altri marchi – Fiat, Maserati e Alfa Romeo – ma Chrysler continua ad essere dimenticata. Lasciata in un angolo.

Rhodes ha un sogno: vedere risorgere il marchio ricreando la Chrysler Corporation, al cui centro ci sia un nuovo modello di business, che possa includere i lavoratori come comproprietari. Questo tipo di organizzazione non solo riuscirebbe ad aumentare il coinvolgimento dei lavoratori, ma permetterebbe di creare una maggiore stabilità occupazionale.

Rhodes ha un sogno ben preciso: far diventare Chrysler un’azienda automobilistica indipendente, che valorizzi i profitti e le persone che costruiscono le automobili. La proposta, quindi, sarebbe di creare una nuova società – nella quale potrebbero convergere anche Dodge, Jeep e Ram – che si preoccupi realmente del loro futuro. 

Smentito l’interesse di BYD su Chrysler

Nel corso degli ultimi giorni, tra l’altro, sono circolate diverse voci circa un interesse da parte di BYD – un’azienda automobilistica cinese – intenzionata ad acquistare Chrysler. Entrambe le società, però, hanno sonoramente smentito questa ipotesi, arrivando a definirle come fake news. Ma soprattutto sottolineando la loro posizione negativa nei confronti di questo tipo di speculazioni.

Se è vero che la notizia è stata smentita da entrambe le società, è pur vero che alcuni funzionari BYD hanno visitato alcune strutture chiave di Stellantis nel Nord America. Alcuni funzionari si sarebbero recati presso il Chrysler Technical Center di  Auburn Hills in Michigan ed avrebbero visitato gli impianti di assemblaggio di Brampton e Windsor in Canada e il Chelsea Proving Grounds

Se è vero che questo tipo di visite non sono sufficienti per poter indicare l’indicazione di cedere un marchio storico come Chrysler, è pur vero che hanno contribuito ad alimentare le speculazioni relative all’intenzione di Byd di sbarcare nel mercato statunitense.

Ricordiamo che Byd ultimamente ha ampliato la propria presenza a livello globale, soprattutto nel settore dei veicoli elettrici. Byd è di proprietà di Berkshire Hathaway di Warren Buffett, che detiene una quota del 6,9% nella società. Grazie proprio a questa importante partecipazione il gruppo è riuscito ad avere una notevole forza finanziaria, in un momento che sta cercando di espandersi in nuovi mercati, tra i quali rientra anche quello statunitense che è particolarmente competitivo. essendo uno dei più grandi al mondo, quello Usa presenta delle opportunità molto importanti. Entrarvi, però, non è un’impresa facile, alla luce, soprattutto, dei rapporti che intercorrono tra la Cina e gli Stati Uniti.

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