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Cina, il fisco prevede maggiori entrate fiscali

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Il dipartimento fiscale della Cina ha affermato che l’economia cinese vedrà una stabilità nel secondo trimestre e che le entrate fiscali probabilmente cresceranno più rapidamente, nonostante le molte incertezze ancora da affrontare all’interno del Paese e all’estero.

La Cina si è prefissata l’obiettivo di ottenere una crescita economica di circa il 5% quest’anno, dopo che l’anno scorso ha raggiunto solo il 3%, la sua crescita più debole in quasi mezzo secolo. Nel 2022, il Paese ha tagliato le tasse ed ha concesso alcuni sconti alle imprese private che sono state duramente colpite dalla pandemia, in modo da aiutare a stimolare l’economia: secondo il ministero delle finanze, i tagli alle tasse, i rimborsi fiscali e i pagamenti differiti sono stati pari a 4,2 trilioni di yuan, di cui 2,4 trilioni di yuan di rimborsi fiscali IVA.

La Cina si è posta l’obiettivo di una modesta crescita pari a circa il 5% per quest’anno

Le previsioni di crescita del Paese

Secondo un sondaggio effettuato da economisti locali, quest’anno l’economia cinese dovrebbe crescere più velocemente di quanto previsto e superare l’obiettivo del governo del 5%. Il sondaggio, condotto congiuntamente da Nikkei e Nikkei Quick News, si basa sull’opinione di 28 economisti ed è stato effettuato a marzo, rivelando che le aspettative di crescita sono pari a circa il 5,4% nel 2023, rispetto al 4,7% previsto a dicembre.

D’altra parte, crescono però le preoccupazioni che le crisi bancarie in Occidente possano avere un effetto negativo anche sulla seconda economia mondiale, nonostante una importante ripresa dei consumi. Gli economisti si aspettano infatti che il prodotto interno lordo della Cina rallenti gradualmente dopo il rimbalzo nel 2023, con stime medie per la crescita del 2024 e del 2025 rispettivamente al 4,9% e al 4,6%.

Il sondaggio ha anche interrogato gli economisti sulla priorità politica del nuovo premier Li Qiang, entrato in carica a marzo. L’obiettivo principale del leader sembra essere quello di riconquistare la fiducia delle imprese: la Cina taglierà alcune tasse per le piccole imprese ed estenderà tali politiche fino alla fine del 2024, come dichiarato dal premier a marzo.

Le parole degli economisti

Hideki Ito, economista di Mizuho Bank, ha affermato il ritmo della ripresa dei consumi subirà probabilmente un rallentamento a causa del peggioramento dell’occupazione e del reddito, come effetto della pandemia: il rallentamento dell’economia globale rischia inoltre di esercitare una pressione al ribasso sulla domanda esterna.

Haibin Zhu di J.P. Morgan ha invece sottolineato che il tasso di disoccupazione per coloro che hanno un’età compresa tra 16 e 24 anni è nuovamente salito al 18,1% dal 16,7% di dicembre. Questo solleva delle preoccupazioni riguardo le prospettive di reddito e la sostenibilità della ripresa economica, sebbene il tasso di disoccupazione rappresenti in realtà un indicatore tardivo nel processo di ripresa economica.

Gli economisti sono ottimisti riguardo l’economia cinese ma esprimono anche una serie di preoccupazioni

Tetsuji Sano di Sumitomo Mitsui DS Asset Management ha espresso invece preoccupazione per la debolezza del settore manifatturiero negli Stati Uniti, che rappresenta un’importante punto di esportazione per il Paese. Secondo l’economista, le ricadute bancarie potrebbero innescare un’instabilità finanziaria, materializzando il rischio di una recessione dell’economia statunitense e portando ad un risvolto negativo anche sulle esportazioni cinesi.

Molti economisti hanno citato la debole domanda di esportazioni dopo le scosse che il settore bancario mondiale ha subito, e gli Stati Uniti hanno adottato misure per limitare alcune esportazioni verso la Cina, chiarendo la loro posizione di voler escludere la Cina dai semiconduttori e da altre catene di approvvigionamento.

Bert Burger di Atradius, infine, ha chiesto di affrontare quelli che sono i problemi strutturali del Paese, affermando che la debole crescita delle esportazioni, a causa della guerra commerciale USA-Cina, si aggiunge alle sfide della crescita interna, prime fra tutte quella dell’invecchiamento, il cui impatto si farà sentire non solo nel 2023, ma per molto più tempo.

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