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Cina, gli investitori stanno alla finestra. In attesa di una ripresa più convincente

Gli investitori guardano alla Cina, ma sostanzialmente attendono una ripresa più convincente

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Gli ultimi dati economici diffusi dalla Cina non sono serviti a tranquillizzare gli investitori internazionali, che ritengono possano solo servire ad indicare che la ripresa a cui punterebbe Pechino è ancora lunga da venire.

I dati sulla crescita, che sono stati presentati lunedì, hanno messo in evidenza come la crescita dell’economia, in realtà, sia ben al di sotto dell’obiettivo che si è fissato il governo. Ed hanno permesso di mettere in evidenza che non è arrivato alcun segno di miglioramento dal settore immobiliare. Oltre ad aver sottolineato come i consumatori interni siano in realtà più pessimisti di quanto ci si potesse aspettare e siano poco propensi a spendere. Quelli appena messi in evidenza costituiscono dei segnali lampanti per gli investitori: perché la Cina – stiamo parlando della seconda economia mondiale – possa registrare un ripresa significativa ci vorrà un po’ di tempo.

La Cina si muove, ma meno del previsto

Secondo Phillip Wool, direttore generale senior presso la società di gestione patrimoniale Rayliant Global Advisors, essere un investitore in Cina in questo momento è estremamente frustrante. Nelle sue scelte d’acquisto di azioni cinesi Wool è stato molto selettivo, convinto che il mercato possa correggere verso l’alto, ma non essendo ancora in grado di comprendere quando lo possa fare.

L’indice di riferimento cinese, il CSI300 Index, dopo aver registrato un +19% passando dal minimo pluriennale di febbraio ai massimi di maggio, si è attestato intorno ai 3.400-3.500 dell’ultimo mese. Il Shanghai Composite Index ha registrato un -6% rispetto al massimo degli ultimi mesi toccato a maggio.

Pechino, proprio quest’anno, ha adottato una serie di misure a sostegno del proprio mercato azionario. La novità più importante è costituita da un cambio alla guida dell’ente di regolamentazione del mercato: un cambio di rotta che ha alimentato la speranza degli investitori che la situazione potesse cambiare. E che ha contribuito ad innescare una ripresa di breve durata.

Ad oggi, benché siano passati alcuni mesi da questi cambiamenti, la ripresa della Cina continua ad essere debole. E, soprattutto, persiste la crisi immobiliare. Ma non solo: a pesare sono le continue sfide geopolitiche, che passano dalle crescenti tensioni commerciali con l’Unione Europea e con gli Stati Uniti, che contribuiscono ad aggravare la situazione.

Michael Dyer, direttore degli investimenti multi-asset di M&G, ha spiegato che il processo di guarigione della Cina richiede diversi anni. Le autorità e la banca centrale sembrano essersi mosse nella giusta direzione, ma non hanno utilizzato il bazooka come il resto del mondo avrebbe desiderato. 

Cina, come si muovono gli investitori

Nel momento in cui guardano alla Cina, gli investitori si sono riversati principalmente sulle aziende che rientrano nei nuovi settori in crescita del Paese, come la tecnologia avanzata e la produzione manifatturiera.

Le azioni cinesi sono economiche. Il rapporto prezzo/valore contabile a 12 mesi per le azioni cinesi si attesta a 0,95, rispetto a un valore di 1,26 per la regione più ampia dell’Asia-Pacifico.

Kamil Dimmich, partner e gestore di portafoglio del fondo North of South Capital EM, spiega che, come investitori di valore, non possono ignorare le opportunità offerte dalle azioni cinesi, ma devono moderare l’entusiasmo, dati i rischi macro e politici che la Cina sta affrontando. Nel complesso, la sua quota nel mercato cinese è leggermente sottopesata, ma molto meno rispetto a qualche anno fa, quando le valutazioni erano elevate.

Nel complesso, il consensus sembra essere che, mentre il picco di pessimismo nei confronti della Cina è passato, la maggior parte degli investitori sta ancora aspettando in disparte che si verifichi una ripresa più decisa. E la pazienza di coloro che sono già impegnati è messa alla prova.

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