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Cina limita export di materiale chiave per batterie al litio
Il governo cinese ha annunciato nuove restrizioni sull’export di grafite verso paesi terzi. Le restrizioni colpiranno nello specifico alcune varianti del materiale derivato dal carbonio, di cui la Cina è particolarmente ricca. Si tratta di tutte le tipologie di grafite che possono essere utilizzate nelle batterie al litio, e in particolare per realizzare l’anodo di queste batterie. Contestualmente sono stati rimossi i limiti all’export di altri tre tipi di grafite, che invece vengono comunemente utilizzati nell’industria dell’acciaio e di altre lavorazioni industriali. Definendola come una mossa volta a “bilanciare il mercato” e a proteggere l’interesse nazionale, la Cina intende così rinsaldare la propria leadership nelle batterie per EVs e mettere i bastoni tra le ruote alla concorrenza internazionale.
La Cina è di gran lunga il principale produttore al mondo di grafite del livello impiegato nei poli delle batterie al litio: si stima che oltre il 90% dell’export mondiale provenga proprio da qui. Queste nuove restrizioni, che entreranno in vigore dal 1 dicembre, complicheranno in modo significativo la vita ai produttori di veicoli elettrici europei e americani. In ogni caso, il Ministero del Commercio e delle Dogane cinese ha ribadito che si tratta di una mossa non pensata per colpire un paese nello specifico. Tra le nazioni che importano grande quantità di grafite dalla Cina ci sono gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud e la Germania.
Un materiale essenziale per le batterie degli EVs
La grafite svolge un ruolo cruciale nelle batterie agli ioni di litio che alimentano gli EVs. La funzione principale della grafite in queste batterie è quella di servire come anodo, uno dei due elettrodi presenti nella batteria. L’altro elettrodo, il catodo, può essere fatto di diversi materiali, come ossido di litio e cobalto, oppure ossido di litio e manganese.
Quando una batteria agli ioni di litio viene caricata, gli ioni di litio si spostano dal catodo all’anodo. E viceversa, quando la batteria viene scaricata, gli ioni di litio si spostano dall’anodo al catodo. La grafite, grazie alla sua struttura cristallina particolare, permette di ospitare gli ioni di litio tra i suoi strati atomici in modo efficiente, senza causare danni significativi alla struttura stessa. Questa capacità della grafite di “ospitare” gli ioni consente alle batterie di mantenere una capacità elevata e di avere cicli di vita più lunghi prima di perdere efficienza.
Oltre alla sua capacità di ospitare gli ioni di litio, la grafite possiede anche una buona conduttività elettrica, il che la rende adatta come materiale per l’anodo. La combinazione di questi fattori, insieme alla sua abbondanza e relativa economicità, ha reso la grafite l’opzione di gran lunga più popolare presso tutti i produttori di batterie e EVs.
Una possibile vendetta sugli Stati Uniti
La mossa della Cina arriva poco dopo che gli Stati Uniti hanno limitato l’accesso di Pechino ai nuovi chip per l’AI di Nvidia, essenziali per i modelli di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT. L’AI sta rapidamente diventando un nuovo terreno di battaglia tecnologica tra le superpotenze mondiali, segnata soprattutto dalla necessità di avere dei microchip abbastanza potenti da poter allenare i modelli. Al momento, grazie a Nvidia ma anche alla rapida rincorsa di Intel e AMD, gli Stati Uniti sono di gran lunga più avanti rispetto alla Cina in termini di tecnologia. Ma in altre aree dell’economia, la Cina controlla un accesso essenziale ai minerali necessari per la produzione.
Malgrado la Cina stia rapidamente colmando il gap sui semiconduttori, sembra intenzionata a restituire agli USA il favore con questa nuova decisione sulla grafite. Per il momento non sono ancora disponibili delle stime ufficiali sull’impatto che tutto ciò potrebbe avere sull’industria degli EVs, tanto negli Stati Uniti quanto in Europa. Indubbiamente, però, ci vorranno diversi mesi per adattare la supply chain. Il tutto dipenderà anche dalla decisione di un ban totale o parziale alle esportazioni.