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Cina, per esperti il nucleare va considerato energia pulita
Prende piede tra politici, analisti ed esperti cinesi l’idea di investire di più sul nucleare, per il quale si chiede anche l’inclusione all’interno delle forme di energia che il governo riconosce come “pulita”. Stando ai dati riportati da Yang Changli, presidente del China General Nuclear Power Group e membro del consiglio di esperti del Partito Comunista Cinese, attualmente nel paese si producono 160 miliardi di kilowattora di energia grazie al nucleare. Si pensa a una certificazione apposita da garantire soltanto alle imprese che lavorano in centrali a basso impatto ambientale, in modo da distinguere tra diverse forme di operare le centrali nucleari e poter far fluire i contributi per la transizione energetica anche verso questa forma di energia.
Attualmente la Cina è un paese segnato da forti differenze per quanto riguarda il settore energetico. Se da una parte è una delle pochissime grandi economie che fa ancora affidamento al carbone per gran parte del suo fabbisogno di elettricità, dall’altra parte è anche sede delle imprese più efficienti al mondo nella produzione di pannelli solari e pale eoliche. Anche grazie a questo, è la nazione del mondo che ha visto maggiormente crescere la sua capacità installata di energia rinnovabile negli ultimi anni. Con un’economia in costante crescita, però, il fotovoltaico e l’eolico non bastano a coprire la crescita della domanda di energia nel corso del tempo. L’ipotesi del nucleare potrebbe aiutare.
Una decisione economica e ambientale
Se l’energia nucleare fosse riconosciuta come “sostenibile”, il settore privato potrebbe fare il resto e far sorgere nuove centrali a un ritmo decisamente più veloce. Questo perché, in Cina, dal 2017 è in vigore un sistema di incentivi che permette alle società produttrici di energia sostenibile di vendere a prezzi più alti. Qualora non fosse il mercato stesso ad accettare di pagare questo premio, è il settore pubblico che interviene nel pagare la parte restante. Attualmente soltanto idroelettrico, fotovoltaico e solare possono usufruire di questo incentivo, per cui la redditività di una centrale nucleare risulta limitata. Con l’inclusione nell’elenco di forme di energia sostenibile, vendendo a un prezzo maggiore, le società del settore sarebbero più incentivate a investire sul nucleare cinese.
Come fa notare la più grande associazione per la promozione del nucleare in Cina, attualmente questa è l’unica forma di energia non basata sui combustibili fossili che non figura nell’elenco delle fonti di energia rinnovabile. Questo ha relegato il nucleare a un ruolo marginale, producendo attualmente poco più del 4% dell’energia consumata ogni anno in Cina. L’associazione fa notare che un cambio regolamentare non sarebbe soltanto positivo per l’ambiente, ma aiuterebbe anche la creazione di posti di lavoro altamente specializzati e renderebbe possibile portare energia pulita anche in luoghi che per le loro caratteristiche non si prestano agli investimenti nel solare o nell’eolico.
La EEA supporta l’idea
Il dibattito sull’inclusione del nucleare nelle forme di energia pulita è vivo anche in Occidente: negli Stati Uniti la maggior parte delle centrali ancora operative hanno piani per la chiusura a lungo termine, mentre altre stanno venendo convertite alla produzione di idrogeno. All’interno dell’Unione Europea non c’è una posizione comune: alcuni paesi membri annoverano il nucleare nelle fonti sostenibili di energia e altri no. Secondo la Atomic Energy Agency si tratta addirittura della forma di energia meno inquinante in assoluto: un KWh di energia nucleare si produce liberando appena 5,7 grammi di CO2 nell’atmosfera, contro i 74,6 grammi del solare e i 64,4 grammi dell’eolico. Si stima che solo in Cina, l’utilizzo delle centrali nucleari prevenga ogni anno l’emissione di 323 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.