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Cina, slitta di due anni il maxi-progetto su idrogeno verde

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La fine del 2023 avrebbe dovuto segnare l’inizio del maxi-boom dell’idrogeno verde in Cina. Il Presidente Xi Jinping sta puntando molto su questa forma alternativa di carburante, sia per raggiungere gli obiettivi nazionali sulla sostenibilità che per poter migliorare l’indipendenza energetica del paese. Per questo motivo, ad agosto l’ente nazionale degli idrocarburi Sinopec aveva commissionato la realizzazione del più grande progetto di produzione di idrogeno verde al mondo. Un colosso da 250 MW di potenza prodotta interamente da fonti rinnovabili, che avrebbe dovuto alimentare da subito gli elettrolizzatori per produrre fino a 20.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno.

La costruzione ha richiesto pochissimo tempo, in linea con la ben nota capacità cinese di realizzare progetti di grandi dimensioni in tempi estremamente brevi. Ma la fretta potrebbe essere stata cattiva consigliera: ora è infatti arrivato un comunicato ufficiale secondo il quale la centrale, battezzata Kuqa, raggiungerà la sua piena capacità produttiva soltanto alla fine del 2025. Si tratta di un ritardo di due anni rispetto ai piani iniziali, che Sinopec attribuisce a problemi di costruzione. Un problema che ora rimanda di molto l’intera strategia cinese sull’idrogeno verde, dal momento che Kuqa avrebbe dovuto rappresentare la nuova punta di diamante della tecnologia cinese al servizio dell’idrogeno verde.

Per la Cina, l’idrogeno verde è un’opportunità anche per i veicoli

Produzione molto al di sotto delle attese

Secondo un comunicato stampa pubblicato il 25 dicembre, la produzione presso l’impianto di Kuqa sarebbe già iniziata da diversi mesi. L’obiettivo di questo progetto è fornire idrogeno verde a una raffineria che si trova a pochi chilometri dall’impianto, in modo da poter utilizzare questo gas per scaldare senza emissioni di CO2 gli altiforni dove avviene la raffinazione del petrolio. Si tratta del progetto più grande al mondo nel settore dell’idrogeno verde e avrebbe dovuto dimostrare al mondo intero che, ancora una volta, la Cina si trova al vertice della tecnologia mondiale in fatto di energia rinnovabile.

Alla fine, però, ci sono stati dei problemi significativi da subito e si riuscirà ad aumentare la produzione solo gradualmente, nel corso di oltre due anni. Il problema pare essere legato agli sbalzi di potenza che viene fornita dalle fonti rinnovabili, per loro natura soggette a picchi e cali di erogazione. Gli elettrolizzatori, cioè la componente dell’impianto che usa l’energia rinnovabile per separare l’idrogeno dall’acqua, non sarebbero in grado di reggere questi sbalzi di potenza nel modo sperato. Si indaga anche sulle colpe dell’accaduto: i gestori dell’impianto incolpano Longi Green Energy Technology, la società che ha prodotto gli elettrolizzatori; il produttore ha rimandato pubblicamente le accuse al mittente, dicendo che Sinopec non avrebbe utilizzato gli elettrolizzatori nel modo appropriato.

L’idrogeno verde può sostituire teoricamente qualunque tipo di combustibile

Sinopec punta alla leadership mondiale

La società nazionale cinese del petrolio non ha mezzi termini per definire le sue ambizioni in fatto di idrogeno verde. Ha apertamente dichiarato che la sua strategia è quella di diventare la società più grande al mondo per volumi di produzione di questo gas e quella meglio organizzata nel settore. A marzo del 2023, Pechino ha divulgato il suo primo piano ufficiale sull’idrogeno: l’obiettivo è quello di arrivare a produrre tra 100.000 e 200.000 tonnellate di idrogeno verde ogni anno a partire dal 2025, ed entro lo stesso anno arrivare ad avere almeno 50.000 veicoli alimentati da celle a combustibile sulle strade nazionali.

La sola Sinopec punta a produrre 120.000 tonnellate di idrogeno verde all’anno entro la fine del 2025, con la Cina che già in questo momento occupa la vetta mondiale per volumi di produzione annui. Un modo per riuscire ad arrivare al 2060 raggiungendo la carbon neutrality, come promesso dall’amministrazione di Xi Jinping, e anche un modo per affrancarsi sempre di più dalla dipendenza del petrolio importato.

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