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Credit Suisse e BofA accusate di frode su bond sostenibili
La International Capital Market Association ha ufficializzato l’inizio di una nuova indagine che riguarderà Credit Suisse e Bank of America. L’accusa è quella di aver utilizzato l’etichetta di bond sostenibili per fare delle operazioni che non avevano nulla a che fare con la sostenibilità, creando una confusione importante anche in termine di regolamentazione delle obbligazioni in questione. Credit Suisse, tracollata e acquisita da UBS a inizio anno, è stata al centro di molteplici scandali nel corso degli ultimi cinque anni sulla sua condotta nel ramo del trading e delle emissioni di obbligazioni. La banca svizzera torna di nuovo al centro dell’attenzione, proprio mentre il gruppo che l’ha acquisita sta valutando un maxi-piano di licenziamenti per ridurre i costi e le posizioni duplicate.
Sia Credit Suisse che Bank of America sono state accusate di aver attirato gli investitori verso strumenti altamente rischiosi, con emissioni da miliardi di dollari, grazie all’etichetta “sostenibile” di queste obbligazioni. In realtà, dimostrerebbero i dati, non ci sarebbe stato alcun vero obiettivo sostenibile dietro alle emissioni di queste obbligazioni e gli investitori si sarebbero semplicemente ritrovati con strumenti poco fruttuosi e ad alto rischio di non essere rimborsati. Le indagini procederanno nei prossimi mesi per attestare le dovute responsabilità.
Investitori attratti con l’etichetta dei “blue bonds”
Entrando nel dettaglio delle accuse che la ICMA ha mosso ai due grandi gruppi bancari, Credit Suisse e BofA avrebbero aiutato dei governi nazionali a raccogliere capitali attraverso l’emissione di blue bonds. Si tratta di un particolare tipo di bond collegato alla sostenibilità, in cui l’emittente si impegna a utilizzare una gran parte della raccolta per iniziative di salvaguardia marina. Sono finite nel mirino un’emissione da $500 milioni per il Tesoro del Gabon, oltre a emissioni per un controvalore superiore a $1 miliardo da parte dei governi di Bahamas e Barbados.
I blue bonds sono spesso utilizzati come forma di finanziamento infruttuosa per governi e iniziative private che non hanno direttamente scopo di lucro, ma mirano semplicemente alla salvaguardia del mare e delle sue specie animali. Un’impresa che vuole abbassare il suo impatto ambientale, ad esempio, può investire sui blue bonds di una nazione emergente per aiutare il governo locale a far fronte al suo fabbisogno di capitali per finanziare iniziative di tutela ecologica e creazione di riserve marine. Il problema nasce nel momento in cui Credit Suisse e Bank of America, con i loro bond, hanno raccolto capitali usati solo in minima parte per iniziative di questo genere. Alcune di queste obbligazioni, addirittura, non presentavano alcuna garanzia o alcun impegno da parte dell’emittente riguardo alla destinazione dei fondi.
L’avvento dei blue bonds conosce le sue prime sfide
Nel 2023 si è sentito parlare sempre di più di green bonds, una forma di investimento sostenibile in cui l’emittente di una serie di obbligazioni si impegna a usare il ricavato per iniziative ecologiche. Questi bond possono, e spesso lo sono, essere collegati a iniziative a scopo di lucro: una società che si occupa di energia rinnovabile, ad esempio, può decidere di emettere dei green bonds per finanziare un nuovo parco eolico o un progetto solare. Talvolta le società usano questi strumenti anche per finanziare iniziative nel mondo dei combustibili sostenibili, dell’idrogeno verde o acquisizioni di società che hanno un modello di business fortemente improntato alla lotta al cambiamento climatico.
I green bonds in generale sono regolamentati e l’Eurozona, oltre ad averli regolamentati in modo particolarmente stringente, è l’area del mondo in cui ne vengono emessi di più. I “blue bonds” sono una nuova nicchia all’interno dei green bonds, per la quale invece manca ancora una regolamentazione ufficiale. Teoricamente dovrebbero essere una forma di finanziamento specifica ed efficientata per il mondo della salvaguardia marittima. Con tantissime nazioni in via di sviluppo che non hanno fondi sufficienti per finanziare la salvaguardia delle loro coste, e altrettante società che vogliono fare investimenti sostenibili per abbassare il loro impatto ambientale, di base il mercato esiste. Bisogna però fare in modo che sia un mercato chiaro e trasparente, cosa che Credit Suisse e BofA non sono riuscite a garantire.