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Crolla la produzione mondiale di arance: previsto un boom dei prezzi nel corso dei prossimi mesi

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La settimana di scambi appena conclusa è stata ricca di avvenimenti sul mercato del materie prime, ma ce n’è una in particolare che è tornata sotto i riflettori dopo molto tempo: il succo d’arancia. Chi segue attentamente il mercato delle commodities e i fan di Una poltrone per due sapranno che i futures per il succo d’arancia sono quotati in Borsa e hanno un mercato molto dinamico. Il prezzo di un singolo future era di 355$ a inizio settimana, ma è arrivato a 393$ alla chiusura dei mercati di venerdì. Il motivo sono le previsioni sulla produzione di quest’anno, soprattutto in Brasile. Il paese sudamericano è il principale esportatore di agrumi e succo d’arancia al mondo, e le stime aggiornate prevedono che la produzione di quest’anno sarà la più bassa degli ultimi trent’anni.

La qualità rinomata delle arance siciliane potrebbe far pensare che l’Italia sia un paese estremamente rilevante nel mercato degli agrumi, ma c’è una forte differenza tra qualità e quantità. In realtà l’Italia si colloca soltanto al quinto posto nella classifica degli esportatori: il Brasile è primo, e il Messico che si colloca al secondo posto ne produce meno della metà. Al terzo posto si collocano invece i Paesi Bassi, che producono poco più di un sesto del succo d’arancia esportato ogni anno dal Brasile. La produzione italiana e olandese non basta a colmare il gap con la domanda: l’Europa è il principale importatore al mondo del succo d’arancia prodotto in Brasile, rendendo questo problema apparentemente lontano in realtà molto vicino.

Crisi per la produzione in Brasile

Il problema per la produzione brasiliana, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è legato alle inondazioni di Rio Grande do Sul. Infatti i grandi stati produttori di arance sono Sao Paulo e Minas Gerais, non toccati dal problema delle alluvioni nel 2024. Le cause sono altre due: in primis un clima diverso dal solito, che ha visto temperature più alte della media per gran parte del 2024 e ha portato a un cambiamento della stagionalità dei raccolti. Il secondo problema è ancora più grande: si tratta di una malattia che colpisce gli alberi di arance, ribattezzata greening dai biologi internazionali. Questo è un problema molto scottante che rischia di avere implicazioni anche in Italia, nel caso in cui si propagasse in Europa.

Il greening sembra essere causato da uno specifico batterio che, dopo aver colpito un albero all’interno di un frutteto, si sparge rapidamente a tutti gli altri. In media, quando un frutteto viene colpito, la sua produzione di arance cala del 60%. Si stima che il 38% dei frutteti brasiliani piantati ad arance sia già stato colpito, ma la previsione è che la patologia continui ad allargarsi nel corso dei prossimi anni: secondo una stima locale, il Brasile potrebbe perdere il 25% della sua produzione di arance entro la fine di questo decennio.

Solo la componente di export per il mercato mondiale delle arance vale $2,4 miliardi all’anno

In Italia la produzione rimane buona

Gli ultimi dati di Ismea sulla raccolta di arance 2023/24 mostrano che nel nostro paese l’ultimo raccolto di arance ha dato riscontri positivi. La produzione italiana è stata di 1,6 milioni di tonnellate, addirittura in aumento del 20% rispetto allo scorso anno. Al tempo stesso la mancanza di offerta a livello mondiale ha causato un aumento medio dei prezzi anche in Italia, con un rincaro del 9% presso la grande distribuzione organizzata rispetto allo scorso anno. Invece è in crisi la produzione spagnola, sempre a causa della drastica siccità che sta colpendo il paese da ormai oltre due anni. Per il momento i coltivatori italiani possono beneficiare di prezzi particolarmente alti e di una disponibilità elevata di ettari coltivati, ma si comincia a temere che nel mondo globalizzato di oggi il greening possa trovare la sua strada anche verso le nostre piantagioni.

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