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Crypto, calano del 66% le riserve detenute dalle banche
Le riserve di criptovalute detenute dalle banche di tutto il mondo, secondo uno studio del BIS (Basel Committee on Banking Supervision), sono passate dai 3 miliardi di euro di fine 2021 a 1 miliardo di euro a fine 2022. Un calo del 66%, che coincide con il mercato ribassista di cui sono state oggetto le crypto nel corso dello scorso anno. Per gli investitori istituzionali hanno pesato la bancarotta di Terra-Luna e quella di FTX.
Lo stesso BIS, l’anno scorso, aveva stabilito una regola generale sulle riserve di criptovalute che una banca dovrebbe detenere. Secondo questa raccomandazione, l’esposizione a ogni singola criptomoneta non dovrebbe superare il 2% delle riserve detenute da una banca. Questa raccomandazione non diverrà una regola fino al 2025, ma potrebbe aver impattato sulle decisioni strategiche del comparto bancario.
Nel frattempo, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, gli sforzi dei policy maker per delineare una regolamentazione chiara del settore danno scarsi frutti. Questo è sicuramente un fattore incisivo, che porta le banche a limitare la loro esposizione in modo da evitare eventuali problemi di stampo legale.
L’attività delle banche con le crypto
Per le banche che hanno riportato ufficialmente al BIS la loro esposizione al mondo delle criptovalute, l’esposizione media è stata dello 0,005%. Scelte dunque molto prudenti, ma comprensibili: per gli istituti di credito non è semplice coniugare l’attività di investimento nel mercato crypto con l’assenza di regolamentazione ancora presente in molte nazioni.
Detto questo, aumenta del 30% anno su anno l’esposizione delle banche al mondo crypto in generale, includendo dunque le azioni correlate al settore o i derivati che hanno come sottostante una criptovaluta. Gli asset a cui le banche hanno avuto maggior esposizione sono stati Bitcoin (43%), le azioni Coinbase (29%) ed Ethereum (4%).
I grandi investitori istituzionali sono tradizionalmente molto prudenti di fronte alle asset class emergenti. Considerando i duri colpi sofferti dalle criptovalute nel corso del 2022, non sorprende che gli istituti di credito abbiano voluto ridurre l’esposizione in modo da non trovarsi in una posizione scomoda di fronte alle autorità di vigilanza. Inoltre, con i tassi di interesse in aumento, per le banche è importante mantenere riserve sufficienti di denaro liquido per far fronte a un’eventuale recessione.
Nel frattempo, la banca Silvergate Capital -specializzata proprio in crypto- rischia la bancarotta. Il motivo è la fuga dei clienti, insieme al downgrade di Moody’s che ha etichettato come Caa1 le obbligazioni emesse da Silvergate. Questo rating indica un forte rischio per i correntisti, che hanno reagito di conseguenza prelevando il proprio denaro e costringendo la crypto-bank a sospendere il suo servizio Silvergate Exchange Network.
Il BIS in breve
Creato nel 1974, il Comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria è l’istituzione più riconosciuta a livello internazionale per fissare gli standard operativi delle banche. L’obiettivo è promuovere la stabilità e facilitare le transazioni internazionali, permettendo a banche di varie nazioni di cooperare in maniera più efficiente.
Temi importanti su cui il BIS fornisce regolamentazioni sono la gestione del rischio, la leva finanziaria, i requisiti di capitale e la supervisione. Il risultato più grande ottenuto nel corso degli anni è stato l’Accordo di Basilea, rivisto l’ultima volta nel 2008 in risposta alla crisi finanziaria globale. Supervisori di 28 nazioni del mondo partecipano alla gestione del BIS e rivedono regolarmente le linee guida in base al cambiamento dello scenario macroeconomico mondiale.