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Dati su inflazione non fermano la corsa dei bond USA

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I dati sull’inflazione non sembrano spaventare i mercati: gli ordini di bond americani ed europei rimangono elevati e i tassi reali continuano a scendere. Questo è l’effetto delle attese per i prossimi tagli ai tassi delle principali banche centrali occidentali, con la Fed che potrebbe prendere tale decisione già nella riunione di politica monetaria di marzo. Per tutta la settimana i mercati obbligazionari hanno continuato a vedere quotazioni in aumento e tassi in discesa, con ordini estremamente alti soprattutto per i bond a breve termine. Le obbligazioni a breve scadenza sono le più sensibili ai cambi di tassi di interesse, e attualmente il tasso di rendimento dei Treasuries a 2 anni è del 4,26%: il livello più basso toccato dall’inizio dell’anno.

Tutto questo entusiasmo sta andando avanti già da diverse settimane, con la volata di fine anno che si è presto trasformata nel rally di inizio 2024. A novembre e a dicembre, però, questo era giustificato da dati sull’inflazione che stavano mostrando un netto calo della pressione sui prezzi -ben superiore alle attese degli analisti-. Invece gli ultimi dati pubblicati oggi dal Dipartimento del Tesoro mostrano che il tasso di inflazione non sta più rallentando con la stessa velocità, cosa che potrebbe portare la Fed a considerare di rimandare eventuali tagli ai tassi più verso la fine della primavera.

Il tasso di inflazione misurato a dicembre è stato del 3,4%

I mercati non perdono fiducia nei tagli ai tassi

Sinead Colton Grant, capo della strategia di investimento presso Bank of New York Mellon, ha commentato in maniera interessante l’attuale situazione del mercato dei bond. Ritiene che ci sia una previsione diffusa di vedere i tassi scendere a breve, cosa che rende il 4% di interessi sui Treasuries a 24 mesi molto attraente, a suo modo di vedere. Questo suggerisce che la domanda potrebbe rimanere elevata anche nel corso delle prossime settimane, aggiungendo altra pressione rialzista sulla quotazione delle obbligazioni. Nel frattempo il Tesoro statunitense ha appena lanciato una nuova emissione di bond a 30 anni, che ha visto una domanda nella media e ha causato solo un leggero aumento della ripidità della curva dei tassi.

Per la prima volta in più di tre mesi, giovedì i rendimenti dei bond a 10 anni sono stati sorpassati dal rendimento dei bond a 2 anni. Questo è quello che succede quando gli investitori prezzano tassi in discesa e con la prospettiva che possano rimanere bassi a lungo. Ed è interessante notare come ciò stia accadendo anche malgrado le parole di John Williams, Presidente della Fed di New York, che mercoledì ha ancora ribadito come a suo avviso i tassi attuali siano sufficienti per riportare sotto controllo il tasso di inflazione ma non ci siano ancora i presupposti per pensare di abbassarli. Sembra che i mercati si stiano basando anche sui dati che mostrano un rallentamento dell’economia americana, con Google che proprio oggi ha annunciato centinaia di nuovi licenziamenti.

Dopo un rialzo momentaneo, il rendimento dei Treasuries è tornato a scendere

I dati sull’inflazione non mutano il trend

Per un momento, dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione di stamattina, i mercati hanno visto rintracciare il prezzo dei bond. Il trend rialzista si è però rapidamente affermato di nuovo, malgrado i rincari a dicembre siano stati più alti di quanto previsto. Il tasso di inflazione americano misurato a fine dicembre si attesta al 3,4% su base annua, al di sopra del precedente 3,1% e delle attese degli analisti del 3,2%. Questo anche malgrado i prezzi della benzina siano a un minimo storico e i prezzi dei beni energetici in generale continuino a rimanere piuttosto contenuti. Escludendo dal paniere i generi alimentari e i beni energetici, l’inflazione sarebbe del 3,9%: non poco, soprattutto per pensare a un possibile taglio dei tassi di interesse.

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