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De-Dollarizzazione: Arabia Saudita verso la banca dei BRICS
Si parla sempre di più di de-dollarizzazione, il desiderio di una serie di economie emergenti di abbandonare la centralità del dollaro negli affari internazionali. Un desiderio forte soprattutto per i paesi BRICS, che vedono parzialmente il dollaro americano come una fonte di incertezza verso il pieno ritmo di crescita. Persino Elon Musk ha recentemente commentato il tema, indicando la strumentalizzazione politica del dollaro americano come il motivo principale per cui la valuta statunitense viene sempre di più vista con sospetto da altre nazioni intorno al mondo.
Stando a recenti indiscrezioni, ora l’Arabia Saudita vorrebbe entrare a far parte della New Development Bank, anche conosciuta come “BRICS Bank”. Si tratta di un ente finanziario sovranazionale in cui ciascuno dei paesi BRICS -Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa- ha sottoscritto una quota uguale di capitale iniziale e ha una stessa quota di controllo. Un progetto embrionale di quello che potrebbe essere, in futuro, un sistema di collaborazione più ampio e che potrebbe ricordare quello che accade in America Latina con il MERCOSUR. Ancora difficile, almeno per il momento, che nei prossimi anni si arrivi invece a una forma di cooperazione così ampia come quella prevista dall’Unione Europea.
Colloqui tra Arabia Saudita e la BRICS Bank
Al momento non sono ancora chiari i dettagli, ma si sa che i colloqui sono in corso tra i membri della Brics Bank e l’Arabia Saudita. L’eventuale entrata della nazione Medio Orientale in questo blocco sarebbe molto significativa, trattandosi del secondo esportatore di petrolio al mondo e della nazione che di fatto ne controlla il mercato, visti i costi di estrazione più bassi in assoluto. Si tratterebbe del nono membro a entrare in questo progetto, dal momento che nel corso del tempo questo è cresciuto per estendersi oltre i soli paesi formalmente riconosciuti nell’acronimo BRICS.
In un’intervista con il Financial Times, il direttivo della New Development Bank ha commentato che l’Arabia Saudita è una nazione a cui i paesi BRICS attribuiscono un ruolo molto importante nello sviluppo del Medio Oriente. È stato anche riconosciuto formalmente che ci siano dei colloqui in corso, anche se non è chiaro con quale quota l’Arabia Saudita vorrebbe entrare a far parte del progetto. Ricordando che il 19% della NDB è controllato dalla Russia, a livello internazionale i paesi Occidentali hanno fatto pochi affari con questa banca nell’ultimo anno. Il fatto che l’Arabia Saudita ora punti a farne parte, in una chiave di lettura geopolitica, non è certo una forma di appoggio alle politiche statunitensi.
Nessun commento ufficiale dell’Arabia Saudita
Malgrado la New Development Bank abbia voluto riconoscere l’esistenza dei colloqui in corso, sembra che l’Arabia Saudita non sia ancora pronta a commentare. Le ultime decisioni economiche della nazione sembrano andare sempre di più nella direzione delle “nuove potenze“, ma si evita di cercare un conflitto con gli Stati Uniti. Di recente la nazione ha stretto legami commerciali più forti con la Cina, spingendo addirittura Xi Jinping a dire che si aprirà una nuova era per le relazioni tra i due paesi.
Per chi non conoscesse la New Development Bank, si tratta di un ente nato nel 2015 con l’obiettivo di finanziare progetti infrastrutturali legati allo sviluppo dei paesi BRICS. Nel tempo si sono poi aggiunti gli Emirati Arabi Uniti, l’Uruguay, il Bangladesh e l’Egitto. Le forti differenze culturali ed economiche, oltre che la distanza geografica, fanno sì che questo progetto al momento non generi ancora una coesione politica. Sempre di più, però, si valuta la coesione monetaria: lo yuan cinese sta minacciando la leadership del dollaro americano negli affari internazionali e la New Development Bank potrebbe essere un veicolo con cui sostenere le aspirazioni di de-dollarizzazione dei paesi BRICS.