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Disney taglia il 14% dei dipendenti di Pixar. Il CEO: serve più qualità e meno quantità

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Era nell’aria e alla fine è successo: Disney ha deciso di fare forti tagli al personale in casa Pixar, che riguarderanno addirittura il 14% dei dipendenti. Bob Iger, il CEO del gruppo, non ha dubbi: è tempo che l’azienda torni a produrre film che faranno parlare di sé per generazioni, di tornare al successo nelle sale cinematografiche e di dare meno importanza al settore dello streaming online. Malgrado questa non sia una grande consolazione per i 175 dipendenti che dovranno abbandonare il loro posto di lavoro, il taglio al personale è stato più contenuto rispetto al 20% di cui si era parlato nei mesi scorsi e che gli analisti avevano già dato quasi per assodato.

La mossa di Bob Iger sorprende gli analisti: non tanto per i tagli, che erano appunto già stati anticipati da una serie di indiscrezioni del management, ma per la ragione. Disney ha da poco comprato le quote restanti di Hulu TV, puntando a rafforzare Disney+ che a oggi rappresenta la business unit con il maggior tasso di crescita. Tutti i grandi marchi del settore media stanno puntando proprio sullo streaming, ma lo storico marchio di animazione ritiene che la strategia da seguire sia un’altra.

Pixar fa parte del gruppo Disney dal 2006

Entra nel vivo il piano Iger

Bob Iger è stato chiamato a ricoprire nuovamente l’incarico di CEO di Disney alla fine del 2022, quando l’azienda aveva appena fatto debuttare Disney+ ma stava collezionando un fiasco dietro l’altro al botteghino delle sale cinematografiche. Come dimostrano i casi di Creed III, Oppenheimer e Barbie, non è il cinema a essere passato di moda: sono state le proposte di Disney che non hanno convinto il pubblico ad acquistare il biglietto. Gli ultimi grandi successi commerciali sono stati remake di film già famosi in passato, come quello di Il re leone e Aladin. C’è bisogno di più per convincere le persone ad andare nelle sale, ma soprattutto per convincerle che il contenuto che stanno vedendo al cinema valga la pena di abbonarsi a Disney+ e di recarsi nei parchi a tema a marchio Disney.

Da quando Iger è tornato al comando, le cose hanno iniziato ad andare meglio. I film del gruppo Disney hanno funzionato anche al botteghino in alcuni casi, ma soprattutto con il marchio Marvel e con produzioni non legate ai film di animazione. In questo momento, quello che manca è un’offerta convincente per quanto riguarda l’animazione. Iger ritiene che un team più piccolo in casa Pixar, al quale si chiede anche di produrre meno contenuti, possa concentrarsi meglio sulla produzione di film che valgano letteralmente il prezzo del biglietto.

Ogni anno, oltre 16 milioni di persone visitano i parchi Disney in cerca dei loro ricordi preferiti

Dal cinema allo streaming

Disney è un marchio di fronte al quale poche persone riescono a rimanere impassibili, ed è questo che ha distinto il brand da tutte le altre case cinematografiche. Le persone non si limitano a vedere un film al cinema: vanno nei parchi a tema, che ancora oggi rappresentano la quota maggiore dei ricavi del gruppo, comprano il merchandising dei loro film preferiti e infine si abbonano a Disney+. Tutto questo, però, proprio perché i film di Disney hanno scritto la storia e hanno spinto le vendite di qualunque altro prodotto o servizio dell’azienda. Iger teme che, senza un’offerta forte nel mondo dell’animazione fatta per il grande schermo, questa reputazione possa andare scemando nel corso degli anni. Per questo il “piano Iger” passa soprattutto attraverso il rafforzamento di Disney nelle sale cinematografiche: i risultati si vedranno nel corso dei prossimi 1-2 anni.

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