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Dollaro, la forte economia statunitense e gli impulsi di Trump gli danno vigore
Il dollaro beneficia della forte economia statunitense e delle aspettative relative alla possibile vittoria di Donald Trump.
Il dollaro è salito mentre i Bitcoin hanno raggiunto il massimo da tre mesi a questa parte. I mercati, ad ogni modo, sembrano essere influenzati più che altro dall’aumento dei rendimenti obbligazionari statunitensi e dalle imminenti elezioni presidenziali.
La scorsa settimana i movimenti valutari hanno cavalcato il taglio dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea e hanno beneficiato dei solidi dati provenienti dagli Usa, che hanno ridimensionato le aspettative sulla rapidità attraverso la quale la Fed possa decidere di farli scendere. In particolare nel caso in cui donald trump dovesse vincere le elezioni
L’indice del dollaro, che misura il biglietto verde rispetto alle principali valute rivali, è salito dello 0,17% a 103,65. Venerdì risulta essere sceso dello 0,3%: il motivo è da ricercare nella propensione al rischio che è aumentata dopo che la Cina ha fornito maggiori dettagli sul suo ampio pacchetto di stimoli. Ma nel corso della settimana ha registrato guadagni dello 0,55%.
Sceso dello 0,16% l’euro scambiato a 1,0849 dollari, mentre la sterlina ha perso lo 0,18% a 1,3025 dollari.
In cosa consiste la forza del dollaro
Erik Nelson, stratega macroeconomico di Wells Fargo, spiega che la forza del dollaro è stata condizionata in gran parte dai tassi ed è stata una questione di crescita relativa. Secondo Nelson ci sono stati alcuni dati relativamente solidi negli USA, a partire dal rapporto sull’occupazione di inizio mese. Ma non solo: ci sono state le vendite al dettaglio decenti, il PIL che sta seguendo un andamento piuttosto buono in questo trimestre. D’altra parte l’Europa non sta andando altrettanto bene, la Bce è dalla parte dei accomodanti: è stata questa storia di divergenza.
Ad aiutare il dollaro, secondo molti analisti, ci sono anche i sondaggi che indicano un aumento delle probabilità che Donald Trump vinca le elezioni il prossimo 5 novembre. Le sue proposte di politica tariffaria e fiscale sembrerebbero destinate a mantenere elevati i tassi di interesse statunitensi e a danneggiare i partner commerciali.
Bitcoin ha ricevuto una spinta, poiché ci si aspetta che l’amministrazione Trump adotti una linea più morbida sulla regolamentazione delle criptovalute. L’ultima volta è sceso dello 0,1% a 68.333 dollari dopo aver toccato in precedenza 69.487 dollari, il suo massimo da fine luglio.
A scendere è lo yen giapponese
Scende dello 0,24% lo yen, che è scambiato a 149,89 dollari, dopo che in passato a superato il livello di 150, cosa che ha fatto brevemente la scorsa settimana per la prima volta da inizio agosto.
Chris Weston, responsabile della ricerca presso il broker online australiano Pepperstone, ha spiegato che il modo più chiaro per esprimere il rischio tariffario di Trump era acquistare dollari anziché euro, franchi svizzeri e pesos messicani. Secondo Weston i trader devono decidere se questo è il momento giusto per iniziare a piazzare operazioni elettorali con maggiore convinzione.
La scorsa settimana, lo yen è sceso dello 0,3%, l’euro dello 0,6% e la sterlina è rimasta invariata. Il peso messicano è sceso del 3%. L’euro è sceso di oltre il 3% in tre settimane, ha superato la media mobile a 200 giorni e si è attestato vicino al minimo degli ultimi 2 mesi e mezzo.
Il divario tra i rendimenti dei titoli di Stato americani e tedeschi a 10 anni si è ampliato fino a circa 189 punti base (bps), poiché i rendimenti statunitensi sono aumentati nelle ultime settimane, mentre quelli tedeschi sono diminuiti.
Anche in Gran Bretagna i rendimenti si sono mossi contro la sterlina questo mese, a causa di dati più deboli sull’inflazione e delle aspettative che il ministro delle Finanze Rachel Reeves annuncerà un bilancio favorevole alle obbligazioni il 30 ottobre.
Lo spread tra i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi e quelli dei titoli di Stato è passato da 24 punti a favore della sterlina a 3 punti negativi.