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EasyJet testa con successo l’uso dell’idrogeno verde per i mezzi dell’aeroporto di Bristol
L’idrogeno verde festeggia un’altra pietra miliare nel percorso di adozione all’interno del settore aeronautico. Anche se rimane lontana una tecnologia che permetta di alimentare gli aerei commerciali esclusivamente con questa forma di carburante sostenibile, ieri EasyJet ha completato con successo un esperimento unico nel suo genere: alimentare i mezzi di terra di un aeroporto, nel pieno di una normale giornata di operazioni, utilizzando solo idrogeno a basse emissioni. La società ha battezzato questo esperimento Project Acorn e lo ha completato senza alcun intoppo presso l’aeroporto di Bristol nel Regno Unito. Considerando che la IATA vorrebbe arrivare al net zero per il mondo dell’aviazione entro il 2050, ogni passo avanti per allontanarsi dai combustibili fossili è un passo importante.
Anche se l’esperimento in sé ha risparmiato una quantità trascurabile di emissioni di CO2, il suo significato è importante. Come evidenziato da David Morgan, COO di EasyJet, al momento mancano le regolamentazioni a livello internazionale per comprendere in quali contesti possa essere impiegato l’idrogeno verde e se si possa considerare sicuro per l’utilizzo in contesti commerciali. Il fatto di aver completato questo primo test in sicurezza sarà utile per la IATA e per gli altri enti regolatori, raccogliendo dei dati che potranno essere poi utilizzati per stabilire il percorso di adozione dell’idrogeno verde nei contesti aeroportuali.
Alimentato un mezzo per trasporto a terra
Lo scopo dell’esperimento era limitato all’alimentazione di un mezzo dedicato al trasporto di bagagli, di quelli che vengono utilizzati per caricare la stiva dell’aereo con le valige dei passeggeri. La grande questione che si pone in questo caso è relativa soprattutto alla sicurezza dell’idrogeno verde: si tratta della molecola più piccola che esista, per cui difficile da contenere in sicurezza, necessitando anche di pressioni estremamente alte. L’idrogeno è altamente esplosivo, motivo per cui è necessario prendere tantissime misure cautelari per assicurare che il trasporto e la fase di rifornimento avvengano in totale sicurezza. Fino a questo momento, proprio le questioni di sicurezza hanno portato a un certo scetticismo nel mondo dei trasporti. Scetticismo ancora più forte in un contesto come quello di un aeroporto, dove a fianco all’idrogeno si utilizzano tonnellate di cherosene altrettanto infiammabile.
L’esperimento di EasyJet aiuta a creare un primo framework, osservando quello che l’azienda ha fatto per assicurarsi che tanto il serbatoio quanto il rifornimento e il mezzo finale operassero in totale sicurezza. Le autorità pubbliche hanno raccolto dati che verranno divulgati alla IATA e ad altre agenzie internazionali, assicurando totale trasparenza. L’aeroporto di Bristol, che ha lavorato fin dall’inizio con EasyJet per realizzare il progetto Acorn, potrebbe essere il primo a completare la trasformazione totale dei mezzi di terra per alimentarli esclusivamente a idrogeno verde o batterie al litio.
Non soltanto SAFs
Quando si parla della trasformazione green del settore dell’aviazione, spesso si guarda esclusivamente al combustibile impiegato negli aerei -che rappresenta comunque oltre un terzo delle emissioni totali-. Al momento il mondo è ancora lontano dal vedere aerei commerciali elettrici o a idrogeno verde, anche se si sta già lavorando in questa direzione; la soluzione più pratica per ridurre le emissioni attualmente sono i SAFs, i combustibili sostenibili per l’aviazione su cui l’UE ha già passato dei regolamenti per aumentare il ritmo di adozione nei prossimi anni. Gli aeroporti di Heathrow e Parigi Charles de Gaulle da soli, però, emettono oltre 26 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera ogni anno. Lavorare su questo aspetto, con una maggior quota di energia prodotta da fonti rinnovabile e una fonte di alimentazione più sostenibile per i mezzi di terra, sarebbe già un contributo importante per ridurre le emissioni inquinanti del settore dell’aviazione.