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L’economia tedesca ristagna. L’effetto domino generato da Volkswagen

L’economia tedesca inizia a ristagnare. È possibile leggerci un effetto domino innescato da Volkswagen?

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L’economia tedesca, nel 2024, è destinata a ristagnare. A prevederlo è l’istituto Ifo, che ha tagliato la precedente revisione di crescita dello 0,4%. Timo Wollmershaeuser, responsabile della ricerca economica dell’Ifo, ha spiegato che l’economia tedesca è bloccata e oscilla verso la stagnazione. Altri paesi, invece, stanno iniziando a registrare una ripresa.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo in Germania.

L’economia tedesca inizia a ristagnare

Ifo ha aggiornato le sue previsioni sull’economia tedesca, che dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2025, meno rispetto a quanto previsto precedentemente, quando ci si aspettava una crescita dell’1,5%.

Nel corso del 2024 l’inflazione ha continuato a scendere: con ogni probabilità si attesterà al 2,2%, in calo rispetto a quella dello scorso anno, quando oscillava intorno al 5,9%. Secondo le proiezioni Ifo, il costo della vita, ad ogni modo, continuerà nella sua traiettoria discendente, scendendo al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. L’allentamento dell’inflazione, purtroppo, non contribuirà a rendere più brillanti i consumi che continueranno a rimanere deboli.

Wollmershaeuser spiega che la situazione degli ordini continua a rimanere scarsa. L’aumento del potere d’acquisto non sembra aver determinato un aumento dei consumi: le famiglie preferiscono risparmiare, perché ancora insicure sull’andamento dell’economia tedesca.

Il tasso di risparmio è ora all’11,3%, nettamente superiore alla media decennale del 10,1% registrata prima della pandemia. È probabile che la disoccupazione aumenti a causa della debolezza dell’economia tedesca, salendo al 6,0% nel 2024 dal 5,7% nel 2023. Poi scenderà al 5,8% l’anno prossimo e raggiungerà il 5,3% nel 2026, ha affermato Ifo.

In terremoto Volkswagen

A pesare sull’andamento dell’economia tedesca, senza dubbio, c’è anche la situazione della Volkswagen. Se è vero, infatti, che la domanda di automobili in Europa non si è più ripresa dalla pandemia Covid – le consegne in tutto il settore sono calate di circa due milioni di pezzi rispetto ai picchi precedenti – il gruppo automobilistico tedesco, da solo, ha perso vendite per un ammontare complessivo pari a 500mila auto. Equivalenti a circa due stabilimenti.

A sottolinearlo è Arno Antlitz, direttore finanziario di Volkswagen, nel corso di un’assemblea con i dipendenti, dopo che il noto marchio ha ipotizzato la possibilità di chiudere degli stabilimenti in Germania. Stando a quanto riferisce Bloomberg, nel corso dell’assemblea che si è tenuta con i lavoratori a Volkswagen, avrebbe partecipato anche Oliver Blume, l’amministratore delegato della società che è stato fischiato dai dipendenti insieme agli altri manager.

Crisi Volkswagen: effetto domino sull’economia tedesca

È molto probabile che la crisi Volkswagen affondi le radici un po’ più indietro nel tempo rispetto ai problemi messi in luce negli ultimi tempi, relativi ai costi sostenuti per gli investimenti  per elettrificazione della gamma.

I problemi potrebbero nascere quello che in un primo momento era noto come Volkswagen-gate – diventato poi dieselgate, ribattezzato così in maniera molto sapiente da da Angela Merkel -. Quello scandalo, in un certo senso, mise alla luce l’incapacità del principale produttore automobilistico europeo – ma anche dei suoi concorrenti – di riuscire a ridurre le emissioni. Adesso Volkswagen ammette di non essere in grado di ridurre i costi necessari per riuscire a produrre delle auto elettriche e che, sostanzialmente, ammontano a 10 miliardi di euro. Per riuscire a portare a casa un risparmio di forse tre milioni deve chiudere un paio di stabilimenti proprio in Germania.

Situazione che va ad inserirsi in un contesto a dir poco difficile per l’economia tedesca, che vede ridursi la presenza di un importante produttore automobilistico con le ovvie ricadute sui posti di lavoro e sull’indotto. Che andrà ad impattare ulteriore in un’economia che già adesso sta ristagnando e che, purtroppo, potrà riprendersi con molta più difficoltà.

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