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Energia pulita, UK pubblica nuovi obiettivi il 2035

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Il Climate Change Committee (CCC) del Regno Unito ha pubblicato un nuovo report ufficiale mostrando una previsione realistica di come potrebbe essere la produzione energetica locale nel 2035. Il report si chiama Delivering a reliable Decarbonised Power System e include dei riferimenti a tutte le principali fonti energetiche impiegate dalla nazione.

L’obiettivo è fornire alla politica delle linee guida pratiche, realizzate mediante l’uso di big data sul clima e sulle previsioni meteorologiche. Fornisce delle indicazioni su come arrivare al 2035 con un mix energetico solido, ma all’insegna della decarbonizzazione e del calo dell’impatto climatico. Inoltre prevede che tutto ciò abbia un forte impatto sull’impiego: i lavoratori nel settore delle rinnovabili potrebbero passare dai 31.000 attuali ai 97.000 previsti dal CCC per il 2030.

Il Comitato sul Cambiamento Climatico è un ente di consulenza che aiuta il governo nelle decisioni e riporta al Parlamento gli obiettivi raggiunti

Soluzioni nuove per una domanda in crescita

Tra le premesse del report, si nota un interessante grafico sulle previsioni per la domanda di energia nel Regno Unito. Il Comitato prevede che dai 300 Twh attuali, si passi a oltre 400 Twh nel 2035. Questo significa che, oltre ad abbassare l’impatto climatico della produzione attuale, bisognerà trovare fonti per accomodare un altro 30-35% di produzione.

Attualmente il Regno Unito è un importatore di energia, ma il CCC si aspetta che possa diventare un esportatore di circa 20 Twh annuali già nel 2030. Per farlo, la strategia delineata è la seguente:

  • Raddoppiare la produzione ottenuta attraverso le pale eoliche offshore, che dovrebbero arrivare a rappresentare 200 Twh di produzione entro il 2030 e quasi 300 Twh per il 2035;
  • Quasi raddoppiare l’energia prodotta dalle pale eoliche installate direttamente sul territorio, che saranno la seconda fonte di energia più importante nel 2030;
  • Triplicare la produzione di energia nucleare nel 2035, anche se non ci si aspetta che nuova produzione possa arrivare già nel 2030;
  • Quasi quadruplicare l’output prodotto dai pannelli fotovoltaici nel 2035;
  • Ridurre del 70% la produzione ottenuta dal gas naturale e ridurre drasticamente l’impiego di tutte le altre fonti di energia.
  • Lasciare che l’idrogeno rappresenti una fonte di energia di emergenza, concentrandosi soprattutto sulla produzione di idrogeno “blu” (prodotto da fonti non rinnovabili) e meno su quella di idrogeno verde.
La produzione proiettata dal CCC per la produzione di energia nel Regno Unito nel 2035 (Fonte: Report ufficiale Delivering a reliable Decarbonised Power System)

Meno gas, ma poco idrogeno verde

Una delle lezioni che l’Europa geografica ha appreso dalla guerra in Ucraina è che la dipendenza dal gas naturale è un pericolo per la stabilità del mix energetico. Per questo il CCC ha espressamente inserito all’interno del report una previsione di quasi annullamento del gas come fonte di produzione di energia elettrica per il 2035. Attualmente questa componente rappresenta il 40% di tutta l’energia prodotta nel Regno Unito.

Per far fronte a questo cambiamento si prevede un grande ampliamento della capacità produttiva sul fronte eolico e fotovoltaico, che hanno già ricevuto un’ampia base di appoggio politico. Chiaramente però queste fonti di energia hanno il difetto di non essere totalmente prevedibili, per cui è necessario andare alla ricerca di soluzioni alternative per la stabilizzazione della produzione.

Un’alternativa è sicuramente l’idrogeno verde, che proprio di recente ha visto l’apertura di un nuovo corridoio Spagna-Paesi Bassi per una migliore gestione della logistica in Europa. Tuttavia il report scarta l’idea di produrre gas naturale attraverso delle fonti di energia dedicate come “ultima spiaggia”. Anche se il Regno Unito punterà sulle turbine alimentate a idrogeno e sull’idrogeno come fonte di energia di riserva, per il CCC l’idrogeno verde non sarà centrale nella transizione energetica.

Piuttosto, il Comitato prevede un forte ampliamento della capacità produttiva di idrogeno “a basse emissioni”, prodotto da fonti non rinnovabili ma al tempo stesso poco inquinanti. Qui il gas naturale potrebbe giocare un ruolo, così come il Regno Unito potrebbe puntare sulla direzione del cosiddetto idrogeno nucleare già ampiamente appoggiato dalla Francia.

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