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Etiopia chiede $2 mld al FMI per evitare default sul debito

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Secondo fonti vicine alla vicenda, il governo etiope starebbe cercando di negoziare un prestito da $2 miliardi con il Fondo Monetario Internazionale. L’obiettivo è quello di colmare un gap nelle finanze della nazione africana, che da qui al 2026 dovrà trovare prestiti per almeno 6 miliardi di dollari. Questa sembra essere, al momento, l’unica soluzione per evitare che il paese sia costretto a dichiarare default. Il FMI dovrà però prendere in seria considerazione la capacità dell’Etiopia di ripagare questo debito, dal momento che il buco di bilancio continuerebbe a essere presente anche in seguito.

Questa è l’ennesima vicenda di un trend più ampio che stiamo analizzando ormai da diverse settimane. Proprio nei giorni scorsi, il Kenya ha cercato di rassicurare gli investitori dopo che le riserve locali di valuta estera hanno toccato un nuovo minimo. Per molti analisti questo può diventare un problema a livello internazionale, perché molte nazioni africane si trovano sull’orlo del default e sono costrette ora a indebitarsi a tassi di interesse molto più alti di quelli previsti in passato. Da una parte i prestiti oggi sono costosi, ma dall’altra sono necessari per le nazioni come l’Etiopia che hanno già debiti scoperti da ripagare.

Il prestito d’emergenza chiesto dall’Etiopia è un ennesimo tassello nel puzzle sempre più complesso del debito sovrano delle nazioni africane

Banca Mondiale e IMF sono dubitanti

La World Bank e il Fondo Monetario Internazionale sono entrambi piuttosto scettici riguardo alla capacità dell’Etiopia di ripagare i suoi debiti, di conseguenza esitano di fronte alla possibilità di prestare altro denaro al governo. Concedere un prestito da 2 miliardi di dollari significherebbe quintuplicare l’esposizione che l’IMF ha nei confronti di Addis Abeba, rischiando però di non rivedere indietro il proprio denaro. Anche se queste due istituzioni hanno il compito di concedere prestiti alle nazioni in via di sviluppo, devono anche assicurarsi di prestare a debitori in grado di onorare i loro pagamenti.

Una delle fonti che ha parlato con Reuters ha voluto evidenziare questo scetticismo, dicendo che sia la Banca Mondiale che il FMI stanno ancora valutando la situazione finanziaria etiope. Sempre secondo la stessa fonte, entrambe le istituzioni non avrebbero dichiaratamente l’intenzione di salvare l’Etiopia dal default a qualunque costo.

La stessa Reuters ha voluto poi chiedere un commento al Ministro delle Finanze e al Primo Ministro dell’Etiopia, che però non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. La nazione è la seconda più popolosa del continente africano e la sua economia è molto importante per la regione. Un default non sarebbe sicuramente una notizia positiva per le altre economie africane e potrebbe causare un effetto domino.

Per un’economia emergente come quella etiope, un default può ritardare di anni il raggiungimento di uno standard di vita da nazione sviluppata

C’è la possibilità di un “momento Gleneagles”

Il debito sovrano delle nazioni africane sta diventando un problema sempre più grande, con le economie locali che fanno estrema fatica a ripagare le loro linee di credito. Il Fondo Monetario Internazionale, proprio la settimana scorsa, ha invitato caldamente i governi africani ad aumentare gli sforzi per ridurre l’indebitamento. Sono necessarie riforme di ampio respiro che vadano a toccare una lunga serie di aspetti dell’economia.

Il direttore del Dipartimento Africano del FMI, Abebe Selassie, ha espressamente parlato della necessità di un “momento Gleneagles“. Il riferimento è a un summit del G8 tenutosi nel 2005 in Scozia, quando un pool di nazioni sviluppate decise di stralciare 150 miliardi di debiti nei confronti di piccole economie africane altamente indebitate. A distanza di 18 anni, Selassie ha dichiarato apertamente che non vede la possibilità di un avvenimento del genere nei prossimi mesi; allo stesso tempo, rimarca che un evento del genere sarebbe necessario per uscire da questa crisi del debito.

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