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EUR/GBP in discesa dopo dati su inflazione nel Regno Unito

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Il cambio tra euro e sterlina vede la moneta inglese rafforzarsi durante la giornata di scambi di mercoledì, guadagnando oltre 35 pips rispetto alla Moneta Unica. La ragione è soprattutto il forte incremento dei prezzi in Gran Bretagna, che sta continuando a pesare sulle tasche dei consumatori, in un contesto in cui il mercato del lavoro sta mostrando i primi segnali di raffreddamento. Questo preoccupa la Bank of England, che teme che la crisi dei prezzi possa diventare persistente e sfuggire al controllo. I dati sull’inflazione inglese sono stati rilasciati mercoledì mattina e hanno subito causato una reazione a catena sul mercato Forex.

L’evoluzione dell’inflazione nel Regno Unito nel mese di luglio ha generato reazioni contrastanti tra gli esperti e ha alimentato le preoccupazioni della Banca d’Inghilterra. Se da un lato il tasso di inflazione annuo ha registrato un calo, passando al 6,8% su base annua rispetto al 7,9% di giugno, dall’altro rimane comunque molto alto. Di conseguenza, gli investitori iniziano a mettere in conto la possibilità che la Bank of England sia costretta a proseguire con i suoi rialzi dei tassi di interesse più di quanto previsto in precedenza: quando le attese per i tassi di interesse centrali aumentano, solitamente è un segnale di rafforzamento per il valore della moneta nazionale. La sterlina si è rafforzata anche sul dollaro americano e sulle principali valute emergenti, confermando che il motivo del ribasso nella coppia EUR/GBP non è legato all’euro.

Malgrado la spinta rialzista per la sterlina inglese, l’euro si è difeso contro le principali altre valute grazie ai dati sulla produzione industriale migliori delle attese

I nuovi dati sull’inflazione nel Regno Unito

I dati riportati dall’Ufficio per le Statistiche Nazionali mostrano chiaramente che, nonostante il calo dell’inflazione nominale, la pressione sui prezzi rimane elevata. L’inflazione di base, che esclude dal paniere i beni energetici e quelli alimentari, ha segnato +6,9%, -stabile rispetto a giugno e leggermente al di sopra delle aspettative del sondaggio Reuters-. Ancora più allarmante è l’inflazione dei servizi, che è salita al 7,4% dal 7,2%. Questi numeri riflettono le pressioni inflazionistiche interne legate soprattutto ai salari e potrebbero complicare ulteriormente la gestione della politica monetaria.

Il governo britannico, sotto la guida del Primo Ministro Rishi Sunak, ha posto come obiettivo una significativa riduzione dell’inflazione entro la fine dell’anno: il target che vorrebbe raggiungere la Bank of England è del 2-3%. Tuttavia, dato l’attuale scenario, molti analisti ritengono che tale obiettivo potrebbe non essere raggiunto. Heidi Karjalainen, economista presso l’Istituto di Studi Fiscali, ha sottolineato come, con soli quattro mesi alla fine dell’anno, l’obiettivo sembri sempre più irraggiungibile.

Di fronte a questa sfida inflazionistica, la Banca d’Inghilterra si trova in una posizione delicata. L’aumento dei tassi d’interesse potrebbe essere una soluzione per controllare l’inflazione, ma ciò potrebbe anche frenare i consumi, gli investimenti e rallentare l’economia. Al contrario, mantenere i tassi troppo bassi potrebbe ulteriormente alimentare l’inflazione. Le recenti decisioni della banca, compreso l’ultimo aumento del tasso chiave al 5,25%, indicano la determinazione dell’istituzione di prendere sul serio le minacce inflazionistiche. Ma malgrado i tassi abbiano raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni, sembra che il tasso di inflazione stia calando ancora molto lentamente.

Il grafico mostra l’andamento del tasso di inflazione nel Regno Unito nel corso degli ultimi 5 anni

L’Euro contiene i ribassi grazie a dati su produzione industriale

Secondo i dati di Eurostat rilasciati nuovamente nella giornata di mercoledì mattina, la produzione industriale europea ha superato le aspettative con una crescita dello 0,5% a giugno. Una notizia positiva dopo molti mesi di produzione non soltanto in calo, ma in calo rapido e ben oltre le attese. L’Eurozona sta navigando in acque calme da qualche tempo. Affronta sfide come l’alta inflazione alimentare ed energetica e un settore manifatturiero che fatica a decollare. Tuttavia, non tutto è cupo: oltre ai dati sulla produzione di mercoledì, il mercato dei servizi sta mostrando segni positivi e l’occupazione sta tenendo bene.

Uno sguardo al mercato del lavoro tedesco offre uno scorcio di questa dinamica inaspettata. Nonostante una crescita economica debole, le aziende tedesche stanno lottando per trovare lavoratori qualificati, un indicatore del fatto che molte aziende stanno “accaparrando” risorse in previsione di giorni migliori. Questa previsione ottimista è ulteriormente sostenuta dalla previsione che l’eurozona vedrà una crescita, seppur modesta, nei prossimi mesi, sostenuta da fattori come una stagione turistica attesa forte e una domanda costante nel settore dei servizi. Ma con l’inflazione ancora preoccupante, ci sono dubbi su come la Banca Centrale Europea (BCE) possa gestire i tassi di interesse. Attualmente al 3,75%, c’è un dibattito acceso su se sia necessario un altro piccolo aumento per tenere a bada l’inflazione.

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