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Euro, attività industriale in calo per l’8° mese consecutivo

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Il 1 marzo, come ogni mese, S&P Global ha pubblicato il suo rapporto Manufacturing PMI relativo all’Area Euro. Si tratta di un indice che misura l’attività dei manager delle imprese industriali: se stanno aumentando i loro ordini verso i fornitori l’indice indicherà una lettura più alta, mentre se gli ordini verso i fornitori stanno diminuendo anche il valore dell’indice cala.

Questo riferimento viene considerato importante per prevedere la produzione industriale nel corso dei mesi futuri. Dal momento che le imprese hanno bisogno di tempo per trasformare materie prime e semilavorati in prodotti finiti, conoscere in anticipo le richieste verso i fornitori può aiutare a prevedere la produzione futura. Il dato viene pubblicato il primo giorno del mese ed è di dominio pubblico.

A febbraio diminuiscono gli ordini industriali in Europa per l’ottavo mese consecutivo

Bene l’Italia, male l’Eurozona

Il dato relativo all’intera Eurozona indica un PMI manifatturiero di 48.5. Si tratta dell’ottavo mese consecutivo di calo degli ordini diretti verso i fornitori. Quando l’indice è superiore al 50 indica un miglioramento rispetto alla lettura precedente, mentre una cifra inferiore a 50 indica un calo negli ordini dei manager verso i propri fornitori.

Detto questo, ci sono buone notizie per l’Italia. L’indice PMI europeo è accompagnato da un dettaglio relativo a ogni Paese, e il dato italiano è un rassicurante 52.0. Si tratta del PMI manifatturiero più alto riscontrato in Italia negli ultimi 10 mesi, indicando una certa resilienza verso uno scenario macroeconomico piuttosto complesso.

Estratto di apertura del report sul PMI manufatturiero pubblicato da S&P Global

Altre nazioni europee in cui il dato è stato superiore al 50 sono Grecia, Irlanda e Spagna. Male invece la Francia (47.4) e ancor di più la Germania (46.3). Diversi i motivi per cui l’Eurozona si trova in difficoltà: tassi di interesse in rialzo, un’inflazione alta e difficile da combattere, la guerra in Ucraina e il prezzo dell’energia che è tornato solo da poco su livelli simili al pre-pandemia.

In questo contesto le imprese si trovano a combattere tra maggiori costi di produzione e la difficoltà nel trasmettere questi aumenti di prezzo ai clienti. La fiducia dei consumatori non mostra grande entusiasmo, rallentando la domanda per prodotti e servizi non essenziali.

Buone notizie per la supply chain

Un tema spinoso per le imprese manifatturiere, dai tempi della pandemia fino a oggi, è stato quello della logistica. Le sfide sono state numerose: la crisi dei container, le restrizioni sugli spostamenti internazionali, la mancanza di semiconduttori e il caro dei trasporti sono soltanto alcune delle variabili che hanno aumentato esponenzialmente la complessità della gestione della supply chain.

S&P Global ha raccolto dei dati anche relativi a questo aspetto, portando alcune buone notizie in materia di forniture. Pare infatti che il miglioramento nei tempi di consegna da parte dei fornitori alle imprese europee abbia riscontrato il miglioramento più notevole dal 2009 a oggi. Per le imprese che hanno bisogno di prodotti e servizi, dunque, è diventato più facile richiederli e ottenerli per tempo.

Intanto l’euro continua a mantenersi su livelli piuttosto bassi rispetto al dollaro americano. Questo dovrebbe favorire l’export e la produzione industriale, ma è altrettanto vero che la Moneta Unica rischia di ritrovarsi in crisi di credibilità. Per l’Unione è necessario mostrare un fronte unito e un’economia compatta di fronte allo spettro di una recessione che, per quanto si stia facendo aspettare, rimane comunque presente nelle attese della maggior parte degli analisti.

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