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Euro in rialzo dopo dati su inflazione in Germania
I nuovi dati sull’inflazione in Germania, pubblicati pochi minuti fa, rivelano che il tasso di inflazione tedesco è stato del 6.2% annuo nel mese di luglio. Si tratta di una variazione dello 0.3% su base mensile, indicando che il tasso di inflazione sta continuando a scendere. I dati sono stati perfettamente in linea con le attese degli analisti. Sono stati pubblicati anche i dati sull’indice HICP, che misura il tasso di inflazione in un modo armonizzato per tutti i paesi europei. Anche in questo caso si nota un lieve calo della pressione sui prezzi.
Bisogna comunque notare che il calo dell’inflazione confermato da questi dati rimane lento: nel mese di giugno il dato era stato del 6,4%, per cui la pressione sui prezzi è scesa solo lievemente a luglio. Considerando che il target della Banca Centrale Europea è un tasso di inflazione del 2%, l’economia tedesca rimane ancora molto lontana dall’obiettivo.
Si tratta di un dato particolarmente importante, considerando che la Germania è la più grande economia europea e che il resto dell’Eurozona tende a seguire lo stesso andamento economico mostrato in Germania. Da quando è iniziato il periodo di iperinflazione attuale, l’economia tedesca e quella italiana hanno mostrato un tasso di inflazione particolarmente alto. Sia facendo il paragone con il resto dell’Eurozona, sia facendo il paragone con Francia e Spagna, si nota facilmente come l’inflazione si sia dimostrata più ostinata e resistente in Italia e in Germania.
L’euro reagisce sul mercato Forex
L’euro ha aperto la giornata di scambi rafforzandosi contro il dollaro americano e la maggior parte delle altre valute più negoziate. Per il momento si tratta ancora di un trend intraday che non ha avuto un impatto sulla direzione generale del grafico. Considerando che i dati sono stati in linea con le attese degli analisti, non è detto che sul mercato Forex si notino delle grandi oscillazioni nel corso della giornata di scambi.
Bisogna anche considerare che, per quanto i dati sull’inflazione siano estremamente importanti, non sembrano più essere l’unica cosa che la Banca Centrale Europea sta tenendo in considerazione. Per questo motivo i tassi della BCE potrebbero muoversi in un modo slegato dai risultati che sono stati pubblicati oggi in Germania.
Da quando la Federal Reserve ha prima rallentato i rialzi, poi accennato alla possibilità di fermare completamente i rialzi a breve, anche la Banca Centrale Europea sembra aver cambiato atteggiamento. Nell’ultima riunione sulla politica monetaria, Christine Lagarde ha commentato che non è sicura del fatto che il direttivo possa approvare altri scatti a rialzo dei tassi di interesse nel corso dei prossimi mesi. Sembra che la domanda sia diventata, più che altro, quanto a lungo i tassi rimarranno elevati prima di iniziare il ciclo di tagli.
La produzione industriale rimane un’incognita
Uno dei dubbi principali sulla crescita economica europea riguarda lo stato attuale della produzione industriale in Germania. Nel corso degli ultimi mesi i dati hanno continuato a essere negativi mese dopo mese, indicando una contrazione degli ordini ai fornitori e dell’attività manifatturiera in generale. Sembra che soprattutto i grandi gruppi dell’automotive, come Mercedes e Volkswagen, siano in difficoltà malgrado i numeri elevati di immatricolazioni di quest’anno. Queste filiere hanno radici in tutta Europa: molte imprese italiane e spagnole che realizzano componenti per le automobili dipendono dagli ordini dei produttori tedeschi.
Non è un caso che tutta l’Eurozona stia mostrando un andamento simile per quanto riguarda l’output delle imprese manifatturiere. Malgrado i prezzi in calo delle materie prime rispetto agli scorsi anni, sembra che Cina e Europa stiano entrambe faticando a trovare slancio.
Proprio questa settimana, lunedì mattina, sono stati diffusi nuovi dati sulla Germania che indicano un calo del 1.5% della produzione industriale di giugno rispetto al mese precedente, il quale si era già chiuso con una flessione. Per quanto l’inflazione rimanga la priorità indicata dalla Banca Centrale Europea, rimane importante considerare l’impatto della politica monetaria sull’attività economica. Sembra che le imprese europee stiano soffrendo il rialzo dei tassi interessi decisamente più di quanto questo sia stato avvertito negli Stati Uniti. Per questo motivo, non è facile in questo momento scartare la possibilità che già nel corso del 2023 l’Eurozona possa entrare in recessione. La stessa ipotesi è diventata invece sempre più remota per quanto riguarda gli USA, dove la crescita sembra rimanere forte e non inflazionaria.