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Fed, le banche non hanno bisogno di aiuti con i tassi
Dopo aver alzato i tassi di interesse di 25 punti base, così come previsto dalla maggior parte degli analisti, la Federal Reserve ha pubblicato un commento ufficiale sulle proprie decisioni. Già in apertura si trova un chiaro rimando alle vicende che hanno colpito il mondo bancario nel corso del mese di marzo. La banca centrale statunitense ha voluto chiaramente dichiarare che il sistema bancario americano è solido e non ha bisogno che la politica sui tassi di interesse lo favorisca.
La Fed nota anche un altro effetto possibile della situazione che si è creata dopo Silicon Valley Bank e Signature Bank: il fatto che potrebbe diventare più difficile accedere al credito. Le banche cercheranno di separarsi dalla propria liquidità solo quando avranno la sensazione di avere di fronte un creditore molto solvibile. Sempre secondo il comunicato stampa della Federal Reserve, questo diminuirà la velocità del denaro e potrebbe avere degli effetti sull’occupazione. Tuttavia, il comunicato specifica che la banca centrale non ha previsioni su quanto forte questo effetto possa essere.
La priorità rimane il tasso di inflazione
Il comunicato della Fed non lascia spazio a dubbi. La banca centrale specifica che a prescindere dagli effetti sul mercato del lavoro, sulla crescita e sul comparto bancario, la priorità rimane abbassare il tasso di inflazione fino a raggiungere l’obiettivo del 2% annuo. Questa rimane la priorità a ogni costo, dunque la banca centrale fa sapere che continuerà a muovere i tassi con il fine di raggiungere questo obiettivo. Fino a che l’inflazione non sarà sotto controllo, tutte le altre variabili saranno secondarie.
Questa è una politica forte da parte della Federal Reserve, che invia un chiaro segnale agli investitori. I mercati hanno reagito chiudendo la giornata in rosso, dal momento che i tassi in rialzo minacciano la crescita e gli utili delle aziende. Anche se uno scatto dei tassi di interesse era comunque la previsione degli analisti, non è esattamente quello che tutti si aspettavano. Dopo la crisi di Silicon Valley Bank, ulteriormente supportata dalle difficoltà di First Republic Bank, alcuni analisti si attendevano una pausa dai rialzi fino alla stabilizzazione completa delle vicende bancarie.
La Fed si è dimostrata coerente con le sue dichiarazioni dei mesi scorsi, ma anche con quelle delle ultime settimane. Già la Banca Centrale Europea, dopo il suo doppio aumento dei tassi della settimana scorsa, aveva sottolineato che salvare le banche e placare l’inflazione richiede la stessa politica monetaria. Stabilità dei prezzi significa anche fiducia nelle banche: questa è la linea dei banchieri centrali al momento.
Possibili altri rialzi in arrivo
L’atteggiamento della Federal Reserve e il suo comunicato lasciano pensare che questo rialzo dei tassi di interesse potrebbe non essere l’ultimo. Nel caso in cui il tasso di inflazione si riveli più alto delle attese nel corso delle prossime rilevazioni, la banca centrale non ci penserà due volte; soltanto in caso di letture decisamente più basse rispetto alle aspettative ci si potrebbe immaginare uno stop dei tassi.
Questo è stato un risveglio per alcuni investitori che si attendevano un cambio di rotta per favorire le banche. Non bisogna dimenticare che, in realtà, la teoria classica dell’economia prevede che un aumento dei tassi di interesse sia considerato positivo per i bilanci del comparto bancario. Il caso di Silicon Valley Bank è stato particolare, in quanto questo specifico istituto di credito si è esposto eccessivamente ai bond a lungo termine comprati quando i tassi erano azzerati.