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Filippine ed Egitto mantengono i tassi centrali invariati

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Le banche centrali di Filippine ed Egitto sono tra le prime a porre fine ai rialzi dei tassi di interesse. Decisioni interessanti che saranno sicuramente osservate a livello internazionale, anche da istituzioni come la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea. Alla pari di altre banche centrali, anche quelle di Filippine ed Egitto hanno dovuto fare i conti con un tasso di inflazione molto alto nel corso degli ultimi mesi; per far fronte alla situazione hanno rialzato i tassi di interessi, ma ora sembra che il processo sia arrivato alla fine.

La stessa situazione si è verificata in Occidente, dove principalmente le banche centrali stanno ancora alzando i tassi. In Europa pesa soprattutto l’inflazione generata durante l’inverno dai prezzi elevati dell’energia, mentre negli Stati Uniti si cerca di fare i conti con la grande quantità di denaro stampata dalla Federal Reserve per aiutare l’economia a uscire dagli effetti della pandemia. Anche in questo caso sembra comunque che i tassi siano arrivati vicino al proprio apice, per cui i casi di Egitto e Filippine saranno utili per raccogliere dati su cosa aspettarsi dopo aver raggiunto il picco.

L’economia filippina è particolarmente interessante come caso di studio, avendo avuto una politica monetaria simile a quella praticata in Europa dalla pandemia in avanti

Per le Filippine, l’inflazione è sotto controllo

I tassi di interesse centrali nelle Filippine sono stati mantenuti al 6,25%, un livello più alto rispetto ai tassi praticati dalla Fed e dalla BCE ma decisamente più basso rispetto a quello di molte altre nazioni emergenti. Questo significa che il caso filippino potrà di certo fare scuola per ciò che potrebbe capitare in Occidente; la decisione di mantenere i tassi invariati, secondo la banca centrale, è giustificata dal fatto che il tasso di inflazione sarebbe ormai significativamente in calo ed essenzialmente sotto controllo. La strada per arrivare a questo punto è stata simile alla curva segnata dai tassi in Occidente. La banca centrale delle Filippine ha aumentato i tassi di interesse di 425 punti base da maggio scorso.

Si tratta del rialzo dei tassi più aggressivo nella storia recente del Bangko Sentral ng Pilipinas. Anche le previsioni degli analisti istituzionali erano per un mantenimento dei tassi, con 14 su 22 economisti intervistati da Reuters che si aspettavano questa decisione da parte della banca centrale filippina. Il tasso di inflazione è effettivamente calato nel corso degli ultimi mesi, scendendo al 6.6% annuo. Per quanto il target della banca centrale sia del 2-4%, esattamente come per la Fed e per la BCE, il board della banca centrale filippina ritiene che i tassi attuali siano sufficienti ad abbassare la pressione sui prezzi fino a raggiungere questo risultato.

Grafico dell’andamento del tasso di inflazione nelle Filippine negli ultimi 12 mesi

Situazione più complicata in Egitto

Anche la banca centrale egiziana ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse, ma in questo caso la situazione è diversa. Ancora una volta la decisione ha seguito le previsioni degli analisti, ma l’economia locale versa in una situazione decisamente più complicata. Il tasso di inflazione è aumentato ancora a marzo, arrivando addirittura al 32,7% su base annua. Ad aprile è sceso leggermente attestandosi al 30,6%, ma continua a rimanere molto vicino ai suoi record storici. I tassi della banca centrale sono al 19,25%, per cui ben al di sotto della pressione sui prezzi al consumo.

La banca centrale si aspetta anche una contrazione dell’attività economica nel corso del 2023. L’ultimo dato sul PIL è quello relativo al quarto trimestre 2022, che mostra un incremento del 3,9% su base annua contro il 4,4% registrato nel terzo trimestre. Ora, però, la banca centrale egiziana dichiara che nel corso del 2023 si aspetta un ulteriore rallentamento del tasso di crescita e che probabilmente l’economia non riuscirà a riprendere il suo ritmo di sviluppo fino al 2024. In questo caso è dunque difficile ottenere dei dati riguardo agli scenari possibili in Europa e negli Stati Uniti, considerando che si tratta di un’economia in stato di iperinflazione con seri problemi di difesa del valore della valuta nazionale.

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