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FMI avvisa l’Italia: il debito in crescita rischia di far perdere fiducia nei BTP agli investitori internazionali
Il Fondo Monetario Internazionale torna ancora una volta a bacchettare l’Italia sulla gestione delle finanze pubbliche. Secondo il FMI, il nostro paese sta spendendo troppo -rispetto a quanto riesce a ottenere dai tributi- e troppo in fretta. L’Italia ha scelto di spendere tutte le risorse possibili messe a disposizione dall’Europa per uscire dalla situazione economica complicata che la pandemia ha lasciato; la Germania, per esempio, ha fatto la scelta opposta. Questo ha permesso al nostro paese di ripartire velocemente e di mettere a segno dei numeri molto positivi in termini di crescita negli ultimi anni, ma al tempo stesso ha lasciato una voragine di debito che ora comincia a lasciare perplessi gli investitori istituzionali.
Questa non è la prima volta in cui l’Italia si ritrova a subire le critiche del Fondo Monetario Internazionale nel 2024. Appena il mese scorso era arrivato lo stesso monito, ma non sembra che si possano fare dei passi indietro. Gran parte dei fondi che l’UE ha messo a disposizione per la ripresa economica sono stati spesi per il superbonus o serviranno comunque a ripagare questo tipo di operazione nel corso dei prossimi anni. Il costo totale del superbonus supera i €100 miliardi per le casse pubbliche, lasciando dietro di sé una serie di emissioni di obbligazioni volte a raccogliere la liquidità con cui mandare avanti il resto della spesa pubblica italiana. Per questo motivo, anche dopo che il governo Meloni ha riformato il superbonus, non sembra che la situazione del Tesoro italiano possa migliorare significativamente nel breve termine.
Il FMI chiede surplus anziché deficit
Quello che il FMI chiede all’Italia ha tutte le connotazioni dell’irrealizzabile: si chiede che anziché avere un deficit, cioè un aumento del debito dovuto alla differenza tra entrate e uscite, l’Italia abbia un surplus. Non un piccolo surplus, ma addirittura del 3% del PIL: secondo il Fondo Monetario Internazionale, questa è la condizione assolutamente necessaria che il Paese dovrà realizzare nei prossimi anni se non vuole ritrovarsi in difficoltà con il debito pubblico. Non bisogna dimenticare che attualmente i BTP sono poco al di sopra del rating junk (“spazzatura”): se dovessero perdere un altro scalino nella graduatoria delle agenzie di rating, si scatenerebbe un’ondata di vendite da parte delle grandi banche centrali e delle banche private.
Per avere un’idea di quanto lontana sia la situazione attuale da quella dipinta dal Fondo Monetario Internazionale, in questo momento si prevede che il deficit italiano sia del 4,4% del PIL nel 2024 e aumenti al 4,7% del PIL nel 2025. Questo significa che, molto probabilmente, alla fine di quest’anno il deficit italiano avrà superato il 140% del PIL. Nel frattempo il nuovo patto di stabilità europeo chiede semplicemente all’Italia di riportare il deficit annuale al di sotto del 3% del PIL fino al 2026, quando invece bisognerà iniziare a ridurre il debito totale di almeno l’1% annuo.
I rischi per i BTP
In questo momento sembra che i mercati abbiano grande fiducia nei confronti dell’Italia, con lo spread BTP-Bund che viaggia intorno a quota 140 punti base. Al tempo stesso il FMI ritiene che sul medio-lungo termine i BTP saranno scaricati sempre di più da parte degli investitori istituzionali, mano a mano che la speculazione sui tassi di questo momento lascerà spazio allo studio dei fondamentali delle singole economie. Per ridurre la spesa pubblica, il Fondo Monetario Internazionale ritiene che l’Italia dovrebbe alzare l’età pensionabile, un tema che però rimane molto difficile da affrontare per l’opinione pubblica. La previsione, dunque, è che presto lo spread BTP-Bund potrebbe arrivare al suo punto minimo in questo ciclo economico per poi lasciare spazio a una significativa crescita del differenziale quando i tassi della BCE saranno più bassi rispetto a quelli di oggi.