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Forex, miliardario USA accusa la Cina: soldi bloccati

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Botta e risposta tra l’investitore miliardario statunitense Mark Mobius e la Cina. Mobius accusa il sistema bancario cinese di star bloccando i suoi fondi, non permettendogli di convertirli in dollari e di trasferirli presso banche straniere. In sostanza, i fondi sarebbero bloccati presso un conto di HSBC a Shangai senza possibilità di recuperarli.

L’autorità cinese State Administration of Foreign Exchange (SAFE) ha risposto alle accuse di Mobius dicendo che non ci sono stati cambi sostanziali di regolamentazione da quando ha aperto il conto. In sostanza, l’investitore avrebbe dovuto tenere conto delle leggi vigenti già quando iniziò a investire in Cina. Un contenzioso che per ora si sta consumando a livello mediatico ma che, presto, potrebbe finire in tribunale.

Le polemiche vanno ad alimentare un clima già teso tra Cina e Stati Uniti

Tra trasparenza e sospetti

L’investitore americano non accusa HSBC di vietare completamente il trasferimento dei fondi. La banca gli starebbe chiedendo di mostrare tutti i giustificativi delle transazioni e la contabilità degli ultimi vent’anni, cioè da quando il conto è stato aperto. Questo permetterebbe di decretare l’origine legittima dei fondi e dunque di trasferirli senza problemi negli Stati Uniti.

Per chi è abituato a investire, è ragionevole pensare che queste richieste siano eccessive nei confronti di un investitore miliardario. Vent’anni di contabilità sono estremamente difficili da ricostruire e non è chiaro se Mobius fosse stato messo al corrente di questa eventualità da parte della banca o del suo team di legali.

Per contro, la SAFE difende l’apertura cinese agli investitori stranieri dicendo che la politica locale tutela i legami economici internazionali. Dall’altra parte, difende anche la necessità di accertarsi che le transazioni siano trasparenti e che non ci siano stati comportamenti illeciti da parte delle società di Mobius. Al momento il botta e risposta è avvenuto soltanto al di fuori delle aule di tribunale.

Il sospetto è che la Cina cerchi di trattenere i capitali, in modo da spingere gli investitori a reinvestirli nell’economia cinese. Inoltre questo aiuterebbe a non svalutare eccessivamente lo yuan, già penalizzato dalla durata straordinaria delle politiche restrittive di contenimento della pandemia.

Avendo interessi commerciali anche negli USA, HSBC non può permettersi di perdere la propria immagine di fronte al pubblico statunitense

HSBC si rifiuta di commentare

La risposta ufficiale a Mobius è arrivata da un’autorità pubblica e non direttamente da HSBC. Questo è un elemento significativo, perché mostra come la diatriba vada oltre il singolo istituto di credito. La banca si è limitata a dire che né il governo cinese, né qualunque altra autorità pubblica, avrebbe richiesto di arginare i prelievi dei fondi o le conversioni di yuan in dollari.

In questo modo HSBC ha risposto a un commento comune di molti analisti e giornalisti, ma non è direttamente un’accusa formulata da Mobius. Più che una risposta all’opinione pubblica, suona come il tentativo di proteggere la propria immagine di fronte alle autorità pubbliche cinesi evitando di scaricare su di esse la responsabilità dell’accaduto.

Nel frattempo le due parti cercano di dialogare attraverso i canali mediatici che possono difenderle: Mobius ha fatto le sue dichiarazioni di fronte a Fox, un’emittente americana, mentre HSBC ha parlato ai microfoni della cinese cls.cn. Sembra che ciascuno cerchi di raccogliere l’appoggio delle proprie istituzioni per proteggere la propria tesi e ottenere un parere favorevole sul piano legale.

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