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Fotovoltaico, Shell mette in vendita i suoi asset negli USA

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Shell ritorna a far parlare di sé per le politiche ambientali, che erano state già al centro di diverse critiche lo scorso anno. Dopo che l’azienda aveva licenziato una buona parte dei dipendenti nel ramo della sostenibilità, adesso arriva un’inversione di rotta anche sui pannelli fotovoltaici. Shell ha deciso di mettere in vendita buona parte dei suoi asset legati all’energia solare negli Stati Uniti, legati alla sua business unit Savion. Il CEO Wael Sawan è diventato famoso per aver messo al centro della sua attenzione il ritorno per gli azionisti, promettendo che avrebbe massimizzato i risultati e ottenuto margini ben al di sopra di quelli del management precedente. Una cosa che sta indubbiamente riuscendo a fare, ma a costo di sacrificare molto le politiche climatiche.

A informare di questa decisione sono stati alcuni leader dell’industria energetica e un documento interno trapelato alla stampa, ma il CEO non ha dato comunicazioni ufficiali in materia. Per questo motivo non è chiaro se Shell abbia già chiuso la trattativa con qualche potenziale interessato, o se sia ancora nella fase di raccolta delle proposte. Tutto questo arriva per altro in un momento particolare, proprio quando i dati americani confermano che il 2023 sia stato un anno record per la capacità installata di pannelli fotovoltaici.

La società sta lavorando attivamente per aumentare la sua produzione di gas e petrolio, dismettendo altri rami di business

Addio al grande piano fotovoltaico negli USA

Shell, attraverso la sua controllata Savion, aveva imbastito un progetto estremamente ambizioso per lo sviluppo di progetti fotovoltaici negli Stati Uniti. La società avrebbe voluto arrivare a installare una capacità totale di oltre 39 GW: per intenderci, si tratta di una capacità maggiore di quella installata fino a oggi in Italia. Shell aveva anche già iniziato a lavorare sul progetto, completando poco più di 2 GW di installazioni negli ultimi anni. Al progetto però è stata messa la parola “fine” molto prima di poter raggiungere i target che il gruppo aveva messo nel mirino, con Shell che si avvia a vendere una buona parte degli asset. Si parla di almeno un quarto del totale, con siti di produzione dislocati in diversi Stati degli USA.

Shell aveva comprato Savion nel 2021 per una cifra non divulgata pubblicamente, promettendo che avrebbe trasformato la società in una grande player dell’energia solare statunitense. A giugno scorso, però, il CEO Sawan ha dichiarato che l’azienda avrebbe cambiato rotta. Si sarebbe concentrata sull’avere accesso a fonti di energia a basse emissioni inquinanti, con l’obiettivo di rivenderla e di fare trading sulle quotazioni di mercato, ma non si sarebbe più concentrata sulla proprietà dell’asset sottostante. Oggi arriva la prima mossa concreta in questa direzione, confermando che per Shell la proprietà dei progetti fotovoltaici è tutt’altro che una priorità.

L’acquisizione di Savion era avvenuta con l’obiettivo di raggiungere il net-zero entro il 2050

Shell dice addio, ma l’industria ha le vele spiegate

La novità non è troppo sorprendente per chi ha seguito le dichiarazioni del management di Shell negli ultimi anni. La società ha apertamente dichiarato di volersi concentrare sull’espansione della sua produzione di combustibili fossili, aumentando le sue concessioni per l’estrazione di petrolio e i contratti per la fornitura di gas naturale. Nello stesso giorno in cui Shell saluta una larga parte dei suoi campi fotovoltaici negli States, però, arriva la conferma che il 2023 è stato l’anno con più capacità fotovoltaica installata negli USA. Addirittura 15 GW installati in un solo anno, segnando un +60% rispetto ai numeri del 2022. L’aumento è stato guidato soprattutto dai grandi progetti di produzione su scala industriale, mentre ha pesato in maniera marginale l’aumento delle installazioni domestiche sui tetti.

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