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Gas naturale, imprevisti in Norvegia e prezzi in impennata

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I futures del gas naturale sulla Borsa olandese, che definisce i prezzi per le forniture a livello europeo, hanno visto prezzi in crescita del 15-20% nella giornata di lunedì. Si torna a rispolverare la preoccupazione per un altro inverno di prezzi alle stelle, anche se sembra che per il momento la situazione sia ancora sotto controllo. A causare l’impennata dei prezzi dei futures è stato un annuncio di Shell, legato a uno dei suoi principali impianti produttivi in Norvegia. Attualmente tre dei principali impianti produttivi norvegesi non stanno producendo affatto, e la notizia di oggi è che ci vorrà più tempo del previsto per ripristinare i livelli di output che il mercato si attendeva.

Le ultime novità riguardano in particolare il giacimento di Nyhamna, gestito appunto da Shell, che sta riscontrando problemi con l’impianto di raffreddamento. Secondo il comunicato diffuso dalla società olandese nella giornata di oggi, ci vorrà fino al 15 luglio prima che l’impianto possa tornare operativo; le stime precedenti parlavano del 21 giugno, per cui il mercato si è trovato rapidamente a fare i conti con un calo dell’offerta piuttosto significativo.

L’impianto, costruito nel 2005 e costato ben 5,5 miliardi di euro, è uno dei più importanti per le esportazioni dalla Norvegia verso il Regno Unito in particolare. Ricordando che la Norvegia è il terzo esportatore di gas naturale al mondo, e che il secondo (la Russia) è soggetta a restrizioni, le forniture da questo paese sono essenziali per l’equilibrio energetico dell’Eurozona.

I ritardi nella riapertura dello stabilimento di Nyhamna valgono milioni di euro di offerta mancata di gas naturale

Problemi per tre grandi impianti

Nel caso dell’impianto costruito a Nyhamna, Shell ha riscontrato la formazione di idrogeno all’interno dell’impianto di raffreddamento. Questo problema ha reso necessario sospendere tutte le operazioni non essenziali, e la soluzione sta richiedendo più tempo del previsto. Si stima che il mercato perda 79.8 milioni di metri cubi di gas naturale per ogni giorno in cui questo singolo stabilimento rimane incapace di operare. Un danno notevole anche per Shell, che però può quantomeno compensare con la quotazione più elevata a cui ora può vendere il resto del gas naturale estratto nei suoi giacimenti.

L’impianto di Nyhamna processa il gas prodotto nei campi di Ormen Lange e Aasta Hansteen, due dei più grandi in Norvegia. Qui passa anche il gasdotto di Langeled, una mastodontica opera ingegneristica che si snoda per 1.200 chilometri e arriva direttamente al terminal di Yorkshire, in Inghilterra. Essenzialmente si tratta quasi soltanto di gas destinato all’esportazione, in particolar modo verso il Regno Unito. Di stima che questo singolo gasdotto, attraverso l’energia derivata dalle centrali in Inghilterra, alimenti 10 milioni di cittadini inglesi. Ecco perché la sospensione delle operazioni ha avuto un forte impatto sull’equilibrio di domanda e offerta, specie in una stagione in cui tutte le nazioni europee cercano di assicurarsi livelli di scorte sufficienti per far fronte all’inverno.

I gasdotti sottomarini che trasportano il gas naturale dalla Norvegia al Regno Unito sono una parte importante del mix energetico inglese

Preoccupazioni per l’inverno europeo

L’Unione Europea sembra ancora ben allineata con il proprio obiettivo di raggiungere il 90% di livelli di scorte di gas naturale prima dell’arrivo dell’inverno. Quello che si teme è un consumo sopra le attese nei mesi estivi, soprattutto nel caso in cui fossero più caldi del previsto e portassero dunque a un consumo maggiore di energia elettrica per il raffrescamento.

Tra le variabili che il mercato sta considerando, c’è il fatto che la Cina starebbe considerando un pacchetto di nuovi stimoli all’economia. La ripresa cinese è stata zoppicante fino a questo momento dopo la pandemia, persino dopo il termine delle politiche “zero Covid” imposte da Xi Jinping. Il nuovo pacchetto di misure, che vede incentivi sia per il mercato immobiliare che per altri settori dell’economia, non è ancora ufficiale; sono però diverse le fonti che riportano queste indiscrezioni, provenienti da persone vicine ai fatti.

Se una misura di questo genere venisse approvata, portando a un aumento significativo delle previsioni sulla domanda di gas in Cina, si aggiungerebbe altra pressione sui prezzi del gas naturale. Per questo l’Europa spera in una rapida soluzione dei problemi degli impianti norvegesi.

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