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Gas naturale, UniCredit vince la battaglia legale contro Gazprom: risultato da €450 milioni

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UniCredit porta a casa un’importante vittoria legale che potrebbe risparmiare €450 milioni all’istituto di credito. Dall’altra parte c’è il colosso russo degli idrocarburi Gazprom, che aveva chiesto alla banca italiana di intervenire sul suo grande progetto per la produzione di gas naturale liquefatto nel Baltico. UniCredit aveva accettato, prima dello scoppio della guerra in Ucraina, di fare da garante: essenzialmente sarebbe intervenuta per il pagamento degli oneri necessari, nel caso in cui il progetto non fosse andato a buon fine. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina le cose si sono complicate per l’impianto situato nella città di Ust-Luga, con i partner internazionali che si sono ritirati e i lavori che si sono interrotti. A quel punto, attraverso la sua controllata RusKhimAlyans, Gazprom ha cercato di ottenere da UniCredit le garanzie bancarie su cui le due società si erano accordate.

UniCredit, che continua a operare nel mercato russo, ha rifiutato di pagare citando come motivazione le sanzioni internazionali sul trasferimento di denaro alle società russe. A questo punto si è aperta una battaglia legale molto complicata, che ruota intorno a un punto in particolare: dove regolare la questione. Chiaramente, viste le distanze tra le posizioni occidentali e quelle russe, un tribunale europeo sarebbe molto più propenso a dare ragione alla banca italiana e uno russo sarebbe molto più propenso a dare ragione a Gazprom. Oggi la Corte Suprema del Regno Unito ha assegnato un punto importante a UniCredit: a RusKhimAlyans, società di diritto inglese, è stato chiesto di fermare immediatamente qualunque battaglia legale contro UniCredit ed è stato ordinato di non poter tentare un’azione legale in Russia.

Gazprom ha registrato un calo dei profitti oltre il 40% nel 2023

Il caso non verrà portato in Russia

Anche se è ancora possibile che la battaglia legale tra le due aziende vada avanti, questo potrà succedere al massimo nelle corti europee. Infatti il contratto tra UniCredit e RusKhimAlyans prevede espressamente che le due parti regolino qualunque arbitraggio a Parigi, per cui la Corte Suprema inglese ha avuto gioco facile nell’assegnare a UniCredit un’ingiunzione anti-persecuzione che non permetterà a RusKhimAlyans di portare la causa in Russia. La stessa controllata di Gazprom ha già aperto una serie di altre cause contro società europee che avrebbero dovuto partecipare al progetto dell’impianto di gas naturale. Il processo più grande rimane quello contro la società tedesca Linde, che avrebbe dovuto essere il partner principale per la costruzione dell’impianto di liquefazione del gas naturale.

Entrambe le aziende, per il momento, si sono rifiutate di commentare. In ogni caso, UniCredit rimane sotto la lente delle autorità europee: secondo dei rumours riportati dalla stampa internazionale la settimana scorsa, la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a ordinare alla banca italiana di tagliare i ponti con la Russia. Già diversi analisti hanno fatto notare come continuare a lavorare in Russia rappresenti sia un rischio che un danno alla reputazione di UniCredit, in un momento in cui pressoché tutte le aziende occidentali hanno abbandonato il proprio business nel paese. Di recente la Borsa di Londra ha persino vietato la vendita di metalli prodotti in Russia, mentre UniCredit guarda dall’altra parte. Inoltre gli asset di UniCredit in Russia rimangono esposti a una rappresaglia legale da parte di Gazprom, magari con altre basi.

L’impianto avrebbe dovuto essere un hub per le forniture di GNL verso il porto di Amsterdam

Problemi anche in casa per Gazprom

Per Gazprom i problemi arrivano anche dal territorio russo, dopo che una storica inondazione ha colpito la regione di Orenburg. Secondo quanto riportato dall’azienda, la capacità di prevedere questa inondazione ha permesso di chiudere “dozzine” di pozzi di gas naturale in tempo. Nel frattempo però l’attività rimane paralizzata, con decine di migliaia di sfollati e un livello dell’acqua ancora troppo alto per poter pensare di riprendere l’attività estrattiva. Insieme al rischio continuo che i droni ucraini colpiscano le raffinerie di petrolio, in questo momento Gazprom sembra essere gravemente a corto di buone notizie.

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