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Giappone, calo drastico della domanda di bond nazionali

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La situazione dell’economia giapponese comincia a dare segni di cedimento, a cominciare dall’andamento delle aste sui bond del Tesoro. Martedì si è conclusa un’asta per l’allocazione di obbligazioni governative, denominate in yen, con scadenza a 10 anni. Solitamente queste aste vedono una grande partecipazione, in particolare da parte dei fondi pensione e delle compagnie assicurative che utilizzano questi strumenti per bilanciare il portafoglio rischi e mantenere in portafoglio degli strumenti liquidi con cui far fronte a eventuali pagamenti verso i clienti. Questa volta, però, le cose sono andate diversamente: l’asta ha visto una partecipazione molto scarsa, con la domanda che si è fermata ben al di sotto delle attese. Il prezzo a cui l’emissione è stata collocata -che determina il rendimento netto- si è fermata ben al di sotto delle attese. Un caso isolato, però, non si può vedere come un trend.

La conferma si è avuta però giovedì mattina, quando il Tesoro giapponese è tornato a raccogliere capitali sui mercati con una nuova emissione di bond a 30 anni. Ci si aspettava che in questa occasione le cose andassero diversamente, e che la domanda ritornasse: anche stavolta, però, non è stato così. L’asta si è nuovamente conclusa con un prezzo di collocamento che ha deluso le aspettative, per cui si comincia davvero a vedere una tendenza emergere. Sembra che le decisioni sulla politica monetaria prese dalla banca centrale giapponese, che sono state in netta controtendenza rispetto a quelle delle altre principali banche centrali nel corso degli ultimi due anni, ora stiano provocando una forte incertezza tra gli investitori. A trarne vantaggio sono invece le imprese internazionali, che approfittano dei bassi tassi giapponesi per finanziarsi in yen. Un caso evidente è stato quello di Warren Buffett, ma anche PayPal e vari altri colossi hanno scelto di emettere bond in yen nell’ultimo anno.

Il mercato dei bond giapponesi comincia a scontare le attese di un’inversione di rotta da parte della Bank of Japan

Una nazione in forte controtendenza

Quando il post-pandemia ha portato a un’ondata di inflazione in tutte le principali economie avanzate, le banche centrali hanno risposto alzando i tassi di interesse. L’unica eccezione significativa è proprio quella della Bank of Japan (BoJ), che ha deciso di mantenere i tassi bassi per stimolare la stagnante crescita economica giapponese. Si può dire che abbia funzionato, con molte società che hanno riportato i loro migliori dati trimestrali di sempre misurati in yen. Allo stesso tempo, però, la valuta nazionale giapponese ha perso molto valore contro il dollaro, l’euro e le altre principali valute: un euro valeva meno di 120 yen nel 2020, mentre oggi ne vale 157. Una volta aggiustati i risultati delle società quotate in Giappone in base all’inflazione e all’andamento del tasso di cambio, i dati non risultano più così stellari. Nel frattempo gli investitori hanno iniziato a pensare che la BoJ non potrà trascurare la situazione ancora a lungo, e che presto inizierà ad aumentare i tassi di interesse.

Quello che sta succedendo sul mercato dei bond nazionali giapponesi indica che gli investitori si attendono un aumento dei tassi nel corso dei prossimi mesi. Scontando in anticipo l’attesa di nuove emissioni a tassi più alti, già oggi le emissioni di bond ai tassi di interesse correnti vengono aggiustate dalla bassa domanda che abbassa il prezzo di collocamento all’asta. Dal momento che le cedole dei bond nazionali sono fisse, nel momento in cui si abbassa il prezzo di collocamento si alza il rendimento reale. Questo è quello che è successo nel corso dello scorso anno anche in Europa e negli Stati Uniti, dove i collocamenti di bond venivano prezzati dal mercato tenendo conto delle attese di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della BCE e della Federal Reserve.

Lo yen ha perso una parte importante del proprio valore contro il dollaro americano nel corso degli ultimi due anni, come mostra bene il grafico del tasso di cambio

La Corea del Sud ricuce i rapporti e prova ad approfittarne

Una notizia importante delle ultime settimane riguarda i rapporti tra Giappone e Corea del Sud, che si erano fatti decisamente più freddi nel corso degli ultimi anni. Entrambe le nazioni risentono dell’influenza di Cina e Corea del Nord nelle vicinanze, che rendono necessari sforzi coordinati a livello di difesa e geopolitica. Con l’aumento delle pressioni, particolarmente legate alla Cina e all’atteggiamento di Xi Jinping verso Taiwan, le due nazioni filo-Occidentali si erano trovate in una situazione di rapporti poco distesi. Nelle ultime settimane i rapporti sono poi migliorati nettamente, facendo tornare un clima più rilassato nei rapporti tra Giappone e Corea del Sud. La situazione è stata subito sfruttata da quest’ultima a livello finanziario.

Approfittando dei tassi di interesse estremamente bassi di questo momento, la Corea del Sud ha presentato una nuova emissione di samurai bonds. Si tratta di obbligazioni emesse da un’emittente non giapponese sulla Borsa di Tokyo, solitamente con l’obiettivo di raccogliere capitali presso gli investitori giapponesi. Considerando la debolezza dello yen in questo momento e i tassi di interesse che giocano a favore di chi emettere samurai bonds, non appare come una sorpresa il fatto che il governo coreano abbia deciso di procedere con questa emissione. Sarà interessante osservare se riceverà lo stesso freddo trattamento da parte degli investitori, o se segnerà una ripresa della domanda per i bond quotati in Giappone.

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