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Gli agricoltori in Repubblica Ceca si uniscono alla protesta

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Centinaia di trattori oggi hanno bloccato le strade di Praga: anche in Repubblica Ceca, gli agricoltori si uniscono ufficialmente alla protesta che da settimane sta scuotendo il settore in tutta Europa. La protesta si è concentrata soprattutto intorno al Ministero dell’Agricoltura, dal quale si chiedono maggiori tutele e una pressione a livello europeo per convincere Bruxelles a prendere provvedimenti. La rivolta degli agricoltori è già stata risolta in alcune nazioni, come in Bulgaria, attraverso accordi con il governo; la gran parte dei paesi UE vede però la situazione peggiorare in questi giorni, con le proteste che ultimamente si sono allargate all’Italia e alla Spagna.

Anche nel caso della Repubblica Ceca, i motivi che guidano la protesta rimangono legati alle politiche ambientali e alle importazioni. Si guarda soprattutto ai rincari del carburante e alla necessità di fare i conti con prodotti importati dall’Ucraina, dove le regole ambientali sono decisamente meno severe e i costi di produzione sono appena una frazione di quelli europei. Secondo l’associazione degli agricoltori cechi questo è stato soltanto l’inizio della protesta, che molto probabilmente continuerà nei prossimi giorni e si allargherà ad altre parti della nazione.

La settimana scorsa anche la Slovacchia si era unita alla protesta

Chieste le dimissioni del ministro

Oltre ai trattori sulle strade, ci sono stati anche centinaia di agricoltori che a piedi si sono riuniti intorno al ministero dell’agricoltura. Al grido di “Vergogna” e “Ora basta”, gli imprenditori agricoli in rivolta hanno chiesto le dimissioni del ministro. Gli agricoltori cechi infatti non protestano soltanto contro le regole europee, ma anche contro una serie di misure locali che a loro avviso stanno complicando le cose. Una delle lamentele più comuni è stata quella sulla burocrazia, vista come eccessiva e fonte di eccessivi rallentamenti per il settore. Questo è stato un tema comune anche in Italia e in Francia, ma non necessariamente legato alle regole europee.

Una delegazione di rappresentanti degli agricoltori, secondo le fonti governative, sarebbe già in contatto con le istituzioni per negoziare un punto d’incontro tra le richieste degli imprenditori e quelle del governo. Jan Dolezal, presidente della Camera degli Agricoltori, appoggia la protesta dicendo che gli imprenditori hanno ragione di preoccuparsi per le condizioni estremamente incerte della loro attività sul breve termine. Dopo che la Slovacchia si è unita alla protesta europea la settimana scorsa, l’Est Europa sembra essere il maggior focolaio delle nuove proteste.

Soprattutto per i produttori di grano, la concorrenza ucraina è difficile da fronteggiare

La risposta del governo

Ad aggravare le tensioni è il fatto che il primo ministro Petr Fiala abbia pubblicato un post controverso sul suo profilo di X. La sua opinione è che la protesta di oggi abbia poco a che fare con il reale ottenimento di condizioni migliori per il settore agricolo, motivando addirittura con “ragioni politiche” la posizione degli agricoltori che hanno manifestato nella capitale. Questi sono stati definiti “pro-Russia” per una delle richieste che accomuna le proteste di agricoltori in diverse nazioni europee, cioè le importazioni dall’Ucraina. L’UE vorrebbe concedere all’Ucraina la possibilità di continuare per oltre un anno a esportare cereali e altri prodotti agricoli in Europa senza dazi; trattandosi di prodotti meno controllati e prodotti con manodopera meno costosi, però, questi finiscono per mettere fuori mercato i prodotti europei. Per questo gli agricoltori chiedono che la misura venga cancellata e che le importazioni ucraine siano soggette a dazi o semplicemente bloccate.

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