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Goldman: con nuovi tagli OPEC, petrolio diretto a quota 90$
Goldman Sachs prevede che le nuove decisioni del cartello OPEC, che porteranno nelle prossime settimane a un ulteriore taglio delle esportazioni, potrebbero sostenere i livelli di prezzo del petrolio portando il barile a 90$ già entro la fine dell’anno. A divulgare questa previsione è Jeff Currie, noto analista di Goldman, che ha costruito la sua reputazione nei primi anni 2000 prevedendo correttamente il “superciclo di mercato” del petrolio e di altre materie prime in quegli anni. La dichiarazione è stata resa ai microfoni di Bloomberg, ma non tutti gli analisti sono d’accordo con questa previsione.
Citi, ad esempio, prevede che i prezzi rimarranno al più in una forbice tra 80$ e 90$ al barile. Una cifra comunque considerevole, ma in ribasso rispetto alle stime di qualche settimana fa. Dopo l’inizio del ciclo di tagli alla produzione di quest’anno, molte banche d’investimento avevano piazzato i loro target di prezzo oltre i 100$ al barile. E per alcune di queste banche, si sarebbe arrivati a questi livelli già entro la fine del terzo trimestre. Malgrado le differenze tra i singoli analisti, rimane il fatto che i tagli alla produzione non hanno avuto un impatto così grande come Wall Street si aspettava un paio di mesi fa.
Le spiegazioni di Goldman Sachs
Secondo Currie, il principale motivo a spingere i prezzi del petrolio sarebbero proprio i tagli alla produzione da parte dei paesi OPEC. In un momento di tassi di interesse così alti, commenta l’analista di Goldman Sachs, mantenere scorte di petrolio invendute diventa un costo eccessivo. Il motivo è piuttosto logico: i barili possono essere venduti in cambio di liquidità, che può oggi essere investita a tassi nettamente più alti rispetto a quelli del 2020-21. Per questo, soprattutto nel terzo e nel quarto trimestre, Goldman si attende che i livelli di scorte caleranno. Il calo in questione può fomentare una competizione più forte sul fronte della domanda, spingendo i prezzi più in alto rispetto a dove si trovano oggi.
La previsione è sicuramente interessante, ma bisogna notare che fino a questo momento non ci sono stati durante il 2023 dei veri trend rialzisti evidenti per il petrolio. Malgrado ciò, l’OPEC ha già tagliato i livelli di produzione in più occasioni. Con la ripresa cinese in difficoltà e le economie Occidentali che vedono rallentare i livelli di produzione industriale, la domanda di petrolio non è così alta come ce la si aspettava a inizio anno.
Citi non è d’accordo
Per gli analisti di altre banche commerciali, le previsioni di Goldman sul petrolio sono troppo ottimiste. Citi, ad esempio, ritiene che difficilmente i tagli alle esportazioni dell’Arabia Saudita porteranno a sostenere il petrolio intorno agli 80-90$ per barile. Tra le spiegazioni vengono citate sia la domanda più bassa delle attese, soprattutto da parte della Cina, sia l’offerta più alta di petrolio destinato alle esportazioni nei paesi non-OPEC. I prezzi del petrolio hanno chiuso la seconda settimana di seguito in calo, dimostrando che effettivamente la visione generale del mercato è più in linea con le previsioni di Citi che con quelle di Goldman Sachs.
Bisognerà comunque osservare cosa succederà nel corso della prossima settimana, una delle più critiche per i prezzi del petrolio e per le previsioni sull’andamento macroeconomico delle nazioni sviluppate. Sono già in calendario, infatti, le riunioni sulla politica monetaria della BCE e della Federal Reserve. Gli analisti si aspettano che gli scatti dei tassi di interesse continuino, almeno per il momento, sempre nel tentativo delle banche centrali di abbassare il tasso di inflazione. Con l’economia che inizia a dare segni di cedimento, però, continuare con i rialzi dei tassi potrebbe significare portare a un serio rallentamento dell’attività economica; se così fosse, è improbabile che il petrolio possa conoscere davvero un forte trend rialzista nel corso dei prossimi mesi.