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Goldman Sachs, JPMorgan e BofA bocciate dai regolatori sui piani contro il contagio in caso di crollo
La Federal Reserve e la FDIC hanno bocciato i cosiddetti living wills delle quattro principali banche statunitensi. Si tratta dei piani, che tutte le grandi banche sono tenute a pubblicare, sulle mosse che sarebbero prese in caso di una corsa agli sportelli da parte dei clienti. L’obiettivo è fare in modo che, se una banca di importanza sistemica si ritrovasse vicina al tracollo, si prendano tutte le azioni possibili per evitare che il panico possa estendersi ad altre grandi banche. Dopo il crollo di Lehman Brothers, si è compresa l’importanza di questi piani per evitare che da un singolo istituto di credito possa nascere una crisi finanziaria globale. Secondo i regolatori bancari, però, i quattro principali player statunitensi non sono riusciti a costruire dei piani efficaci.
Secondo quanto riportato da una pubblicazione ufficiale della Federal Reserve, ci sono delle debolezze critiche nei piani di Citigroup, JPMorgan Chase, Goldman Sachs e Bank of America. Altre quattro tra le otto principali banche sono invece riuscite a passare il test, indicando che non tutti gli istituti di credito stanno avendo problemi ad adattarsi alle richieste dei regolatori. Si guarda soprattutto all’importanza di trovare liquidità in fretta nel caso in cui i correntisti vogliano spostare grandi quantità di capitale in poco tempo.
Problemi nella gestione dei derivati
Tutte e quattro le banche bocciate hanno avuto problemi con l’accettazione dei propri piani per la gestione degli strumenti derivati legati ad azioni, bond e valute. Si tratta di un portafoglio estremamente grande nel quale, secondo la Federal Reserve, le banche statunitensi stanno immagazzinando una quantità eccessiva di liquidità. Secondo l’analisi dei living wills, il tempo necessario per convertire il portafoglio di derivati in liquidità non è sufficientemente corto per poter salvare questi colossi finanziari nel caso di una corsa agli sportelli. Nel caso di Citigroup queste debolezze sono particolarmente evidenti e i regolatori hanno parlato di “limiti concreti” rispetto al piano di emergenza presentato.
Per ogni banca, i regolatori prevedono un giudizio complessivo sul piano di emergenza. I living wills delle quattro grandi banche statunitensi sono stati definiti “carenti“, un giudizio comunque migliore rispetto a quello che alcune avevano ricevuto lo scorso anno. I manager di tutti e quattro gli istituti hanno già dichiarato di volersi impegnare per migliorare i propri piani di emergenza, nella speranza che non siano direttamente i regolatori a intervenire con l’imposizione di limiti all’esposizione delle banche agli strumenti derivati.
Un importante lavoro preventivo
Dopo il crollo di Silicon Valley Bank e il salvataggio estremo di Credit Suisse in Svizzera, il mondo si è ricordato di quanto pericolosa possa essere la possibilità di una crisi di liquidità delle grandi banche. I living wills in questo momento non sono percepiti come di massima importanza dai mercati, dal momento che c’è ottimismo sulle Borse e sembra che anche i player regionali statunitensi siano riusciti a stabilizzarsi. Le corse agli sportelli, però, spesso si presentano in un momento imprevedibile: sapere che i colossi finanziari statunitensi sono pronti ad affrontare questo tipo di eventualità è importante per scongiurare un’altra crisi finanziaria come quella del 2008. I regolatori hanno imparato a lavorare in modo preventivo, dal momento che improvvisare durante il crollo di una banca di rilevanza sistemica è estremamente pericoloso.