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Google punta su una startup taiwanese per abbassare l’impronta climatica grazie al fotovoltaico
Google fa un passo avanti importante verso la sostenibilità e lo fa nel modo che l’azienda conosce meglio: attraverso l’innovazione. La notizia di oggi è che la società di Mountain View ha comprato una quota strategica in una società chiamata Taiwan New Green Power (NGP), già finanziata da BlackRock nel corso della sua crescita. L’obiettivo è quello di aumentare i flussi di cassa verso l’azienda, con la prospettiva di accelerare il percorso dell’azienda e velocizzare il processo che finalmente dovrebbe portare dei pannelli solari di nuova generazione sul mercato. Inoltre la partnership prevede che Google possa ordinare da subito 300 MW di pannelli fotovoltaici di NGP.
L’obiettivo di Google sarebbe quello di accelerare il percorso verso il net zero, in un momento in cui sembra che la domanda di energia per Big Tech possa soltanto aumentare. Il boom dell’AI, infatti, ha portato a una situazione complicata. I server e i data center necessari per processare le richieste fatte ai modelli di machine learning hanno bisogno di una quantità enorme di energia, che se non fosse energia rinnovabile porterebbe Big Tech ad aumentare esponenzialmente il suo impatto ambientale nel prossimo decennio anziché ridurlo come previsto per arrivare al net zero entro il 2050.
NGP pronta per il decollo
In questo momento il mercato del fotovoltaico è completamente dominato dalla Cina, che rappresenta oltre l’80% dell’offerta mondiale di componenti e di pannelli fotovoltaici. La capacità di pannelli fotovoltaici installati in Cina è superiore a quella di Unione Europea e Stati Uniti messi insieme, così come i produttori locali sono in grado di offrire i loro prodotti a prezzi che non sono paragonabili a quelli europei o statunitensi. Negli Stati Uniti questo non è un problema per Google, dal momento che i produttori locali ricevono degli incentivi federali in grado di equiparare i prezzi dei produttori cinesi a quelli americani. Al di fuori degli USA, però, il problema rimane.
NGP è una società che ha dimostrato di essere molto seria, realizzando pressoché tutti i grandi impianti di pannelli fotovoltaici di scala commerciale che sono stati commissionati dal governo taiwanese nel corso degli ultimi anni. Proprio a Taiwan, Google gestisce alcune grandi operazioni che vanno dai data center a uno dei più grandi uffici dell’azienda al di fuori del territorio americano. Dunque la prima cosa che Google intende fare con l’ordine da 300 MW è decarbonizzare gli uffici e centri di ricerca che ha costruito nel paese. Da qui, puntando sulla crescita dell’azienda -fondata nel 2009 e totalmente di proprietà di BlackRock- si spera di poter arrivare a competere davvero con i prezzi cinesi.
BlackRock sempre più vincitrice nelle rinnovabili
Anche se i protagonisti della storia sono Google e NGP, fondamentalmente è BlackRock a uscire grande vincitrice da questa decisione. L’azienda aveva acquistato il 100% del produttore di pannelli solari taiwanese e ora sta rivendendo una quota importante a Google per una plusvalenza miliardaria. In questo momento il portafoglio green di BlackRock vale $39 miliardi solo per i fondi investiti dai clienti, senza contare quelli propri investiti dalla società. Investendo in un’azienda che rappresenta il faro del fotovoltaico in un paese come Taiwan, che produce ancora l’85% dell’energia da combustibili fossili, ha colto un’opportunità per inserirsi nel bel mezzo della transizione energetica taiwanese. BlackRock stima che la transizione energetica sia un settore che vale oltre $100 triliardi e si sta attrezzando per coglierne la parte più grande possibile.